Il nome Barùk – in Ebr. בָּרוּךְ – significa “benedetto” (participio passivo del verbo בָּרַךְ. Questo significato riflette la prospettiva positiva e la speranza che il profeta trasmette attraverso i suoi scritti. La benedizione divina è un tema centrale nel Libro di Baruk, e il nome stesso suggerisce l’importanza di riconoscere la mano di Dio nella vita del popolo ebraico.
Suddivisione in capitoli
Il Libro di Barùk è diviso in sei capitoli, ognuno con un focus specifico. Questa struttura fornisce una chiara visione della portata e della varietà dei messaggi del profeta:
- Capitolo 1: Introduzione e Preghiera Penitenziale
- Barùk si rivolge alla comunità ebraica esortandola alla penitenza e alla riflessione sui peccati commessi.
- Capitolo 2: La Speranza in Dio
- Barùk invita il popolo a porre la propria fiducia in Dio, sottolineando la speranza e la fiducia incondizionata nella divinità.
- Capitolo 3: Pianto e Preghiera di Gerusalemme
- Un lamento di Gerusalemme, personificata come una madre che lamenta la distruzione della città santa e chiede il perdono divino.
- Capitolo 4: La Sapienza di Dio
- Barùk riflette sulla vera sapienza, indicando che è radicata nell’osservanza dei comandamenti divini.
- Capitolo 5: L’Invocazione della Sapienza Divina
- Una preghiera per la venuta della sapienza divina e la restaurazione di Gerusalemme.
- Capitolo 6: La Sapienza è Accessibile a Tutti
- Barùk conclude il suo messaggio, sottolineando che la sapienza divina è accessibile a tutti coloro che la cercano sinceramente.
Temi principali
- Penitenza e perdono: Barùk invita il popolo a pentirsi dei propri peccati e a cercare il perdono divino.
- Speranza e fiducia in Dio: il profeta esorta alla fiducia incondizionata in Dio, sottolineando che la speranza è fondamentale per superare le avversità.
- La sapienza divina: la ricerca della vera sapienza, radicata nell’osservanza dei comandamenti divini, è un tema centrale nel libro.
Autore e data di composizione
Mentre il Libro di Barùk è tradizionalmente attribuito al segretario del profeta Geremia – ossia lo stesso Barùk – alcuni studiosi ritengono che la sua composizione sia avvenuta in diverse fasi e da diverse mani. La data approssimativa di composizione si colloca tra il VI e il V secolo a.C., durante il periodo dell’esilio babilonese o poco dopo il ritorno degli ebrei in Giudea.
Il libro di Barùk nella Settanta
Il Libro di Barùk presenta una problematica legata alla sua inclusione nella Settanta, la traduzione greca dell’Antico Testamento. La LXX, composta nel III e II secolo a.C., fu una traduzione dell’ebraico in greco effettuata principalmente per gli ebrei di lingua greca che vivevano nella diaspora.
La problematica principale riguarda la collocazione del Libro di Barùk all’interno della Settanta. Mentre nella Bibbia ebraica (Tanakh) Barùk è spesso incluso tra i libri profetici, nella Settanta è posizionato insieme ad altri testi come il Libro di Tobia e il Libro di Siracide. Questo posizionamento è un punto di discussione tra studiosi ebrei e cristiani.
Gli ebrei non riconoscono i libri deuterocanonici come parte canonica della Bibbia ebraica, mentre molte confessioni cristiane, specialmente quelle cattoliche ed ortodosse, li considerano parte integrante della Bibbia. Tuttavia, la posizione specifica del Libro di Baruc nella Settanta ha contribuito a renderlo un testo controverso.
Alcuni manoscritti della Settanta collocano Baruc dopo il Libro di Geremia, sottolineando la connessione tra il profeta Geremia e il suo segretario Baruc. In altre versioni, il Libro di Baruc è inserito tra i libri sapienziali o tra i profeti maggiori e minori, a seconda delle tradizioni manoscritte.
Questa collocazione varia può riflettere la difficoltà nel definire il genere letterario del Libro di Baruc e la sua relazione con il contesto storico. La sua presenza tra i libri deuterocanonici nella Settanta, tuttavia, ha contribuito a una ricezione e interpretazione diverse del testo all’interno delle tradizioni ebraiche e cristiane.