Ritorno alla Genesi: un viaggio nella luce

13 Giugno 2022

Avete mai pensato di riavvolgere il nastro della vostra vita fino all’inizio? Questa vita in cui siamo separati in corpi di carne eppure restiamo sempre uniti da un filo luminoso che ci lega alla fonte della nostra esistenza. Secondo me tutti ci abbiamo provato, ma è molto difficile rendere questa ricerca a parole.

Memoria e luce

Simbolicamente sarebbe un po’ come accartocciarsi su se stessi, rimettersi supini in una sorta di grembo, sino al punto di arrivare ad illuminare l’unica parte del corpo che vede ma non ci è data in visione: l’occhio, organo che nel pensiero ebraico rappresenta una fonte di luce.

Pensando al ruolo dell’occhio vengono in mente tanti film di fantascienza e in particolare un episodio della nota serie distopica Black Mirror, pellicola dove quest’organo viene invece visto come il pensiero occidentale di norma lo concepisce, ossia come apparato ricevente: l’occhio diventa la telecamera che registra tutta la nostra vita, e per questo rappresenta la nostra memoria dalla nostra “genesi” sino ad oggi.

Abbiamo quindi una memoria o “cuore” interiore che riceve impressioni dagli occhi e poi le riflette all’esterno, con lo sguardo. Il sistema è meccanicamente perfetto in sé, purtroppo però il suo funzionamento dipende dal modo in cui il nostro cuore “legge” e quindi riflette la luce. Una riflessione pura si ottiene solo con una lente che non distorce, un calcolo giusto si ottiene solo con un software privo di errori, una reazione corretta si ottiene solo con una giusta sapienza… si può dire lo stesso del nostro cuore?

Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? «Io, il SIGNORE, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni». (Geremia 17:9-10)

Insomma, abbiamo la corrente (luce), abbiamo l’hardware (cuore) ma che software vogliamo utilizzare?

C’è software e software

Il sistema naturale puro è quello della nostra infanzia, funziona benissimo, ma è semplicemente un sistema di azione e reazione basato sulla legge di natura. Questa è l’istintiva legge vitale radicata nel bisogno, nella povertà, nella necessità. Abbiamo un esterno e un interno completamente succubi degli eventi, il nostro unico obiettivo è la sopravvivenza del sistema. Grazie alla società e alla religione secolari, durante la crescita passiamo poi da uno stadio naturale puro ad uno stadio intellettuale totalmente inquinato dalla legge del mondo, quella neo-umanista babilonica. Purtroppo questo potente “software babilonico” che in apparenza è in grado di soddisfare ogni nostra pulsione viene anno dopo anno sovrascritto sul nostro cuore, portandoci alla corruzione di noi stessi. Da qui iniziano tutti i nostri problemi, le nostre “letture” distorte, le nostre azioni sbagliate.

C’è una via che all’uomo sembra diritta,
ma essa conduce alla morte.
Anche ridendo, il cuore può essere triste;
e la gioia può finire in dolore.

(Proverbi 14: 12-13)

Come fare? O meglio… a chi rivolgersi?

Il software eterno

Nel nostro cuore abbiamo già iscritto il software perfetto, i comandamenti del Dio vivente portati alla perfezione da Gesù. Ed è proprio Gesù che grazie al suo sacrificio e al dono dello spirito e della potenza rende a noi accessibile questa legge, questo software anti-babilonico. Senza sottometterci alla sua autorità e stare nel suo amore, tutto ciò che entra da fuori verrà letto secondo la legge della carne, quel regolamento tutto umano incrostato e sedimentato da secoli sopra la vera legge di Dio. In pratica ogni cosa che ci succede, verrà “scansionata” male.

Noi invece desideriamo che lo Spirito Santo o Spirito Separato (רוח הקודש – Ruach Ha-Kodesh) ci guidi per la sua retta strada (דֶּ֖רֶךְ – derek) ossia nella Via predicata da Gesù.

La giustizia dell’uomo onesto gli spiana la via; per la sua empietà cade l’empio. (Proverbi 11:5)

Entrare in se stessi per trovare l’Origine?

Misteriosa allora questa apparente impossibilità di entrare in se stessi, scoprendo così il mistero della luce, questo mettere luce davanti a luce, che nasconde una chiave fondamentale del libro del Creatore.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

(Matteo 18,15-20)

La creazione ci insegna infatti una regola fondamentale: ogni cosa vive grazie ad un mezzo intermedio. Ed è proprio questo guardare negli occhi, ossia osservare la propria vita riflessa come un raggio di sole sulla superficie di un lago, osservare se stessi senza filtri, senza giustificativi, attraverso ciò che è altro e attraverso le conseguenze che le nostre azioni possono comportare su questo altro, a poter rappresentare il ponte dal sonno alla vita.

C’è rinascita e rinascita

Va detto che una sorta di regressum ad uterum, di rinascita “spiritual-psicanalitica”, attraversando il nostro mondo interiore… non basta, anzi è morte in se stessa. Bisogna “regredire” seguendo la parola di Dio, sapendo che tutto viene da lui, dalla sua volontà ordinata e benigna. Sarebbe altrimenti una rinascita di altro tipo, una rinascita prometeica o umana potremmo dire, visto anche il babilonico neo-umanesimo che viviamo in quest’epoca.

Sarebbe come vivere una sorta di gaudente “atarassia” materiale e spirituale, ungersi da soli di bontà, amore e luce.  Sfruttando il fatto che “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10,18) vivere perciò abbandonandosi ad un vitalismo perbenista che ci giustifica davanti a tutto e ci possiede in cambio di favori al nostro cuore malato e autocommiserante: amore, potere, lavoro, fama, prestigio, denaro, sesso o ancora peggio… salute. Questa è la forza caotica e serpentina che regna su “questo mondo”, la forza di colui che sotto false spoglie di bontà ama mischiarsi appoggiando “politiche di sostituzione”, materiale e spirituale. Colui che sa che “Nessuno è buono, se non Dio solo”, ma fa finta di niente.

Questo è il software babilonico che dobbiamo combattere a tutti i costi.

Poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti. (Efesini 6,12)

Uno sguardo chiaro

In Matteo Gesù dice “riuniti nel mio nome”, che significa innanzitutto lo stare nell’amore di Dio, ossia nel rispetto dei suoi comandamenti. Se diciamo di amarci infrangendo i comandamenti è perché evidentemente non li conosciamo ancora o, pur conoscendoli, non li rispettiamo. Allora possiamo guardarci negli occhi fino alle calende greche, e l’unica cosa che ne uscirà sarà falso giudizio, invidia e concupiscenza. Attraverso queste il dolore, quindi (si spera) l’umiliazione e a quel punto la conversione: il cambio di vita, l’aprirsi al fatto che le nostre mondane vie possono essere raddrizzate solo da Dio e dall’accettazione delle sue parole.

Bisogna unire memoria (recipiente), luce (mezzo) e spirito (fonte). Ma è la fonte, ossia Dio, che rimane colui che imposta l’equazione e il suo parametro principale: l’amore per il suo Nome.

Si viene giustificati quando si smette di giustificare le proprie passioni e i propri abbandoni tramite i “giustificatori”. Questi sono i falsi dèi che un tempo si distinguevano perlomeno con dei nomi e che invece oggi nell’età degli uomini “homogeneizzati”, sono ormai indistinguibili: il dio dell’amore e del libertinaggio, la dea della vita e dell’abbondanza e il dio del destino o della fortuna… semplicemente: il trio del caos, ossia del senza distinzione e del senza limite.

Sostanza intermedia

La sostanza intermedia che ci accompagna in questo riconoscimento, in questa “riunione” o “chiesa” di Dio, è la luce o “radiazione” autentica, che il principe di questo mondo ama contraffarre rivestendosene, così imitando Dio e ammaliando i suoi seguaci, coloro che ignorano Dio o che se ne sono costruiti uno a propria immagine e somiglianza.

Questa è l’unica materia esistente in ogni luogo e quindi mezzo intermedio per eccellenza, e per questo unico. Caratteristica della luce è infatti un’impalpabile unicità, attributo questo anche di Dio (echad-אֶחָֽד). Dio non è caotico e si esprime attraverso un  mezzo unico che non crea confusione nella creatura che lo vuole conoscere. Non si apre ad essere “interpretato”, termine questo ambiguo e molto in voga, da forse troppo tempo.

Può sembrare che ci stiamo spostando sul metafisico, ma in realtà stiamo parlando della base dell’esistenza materiale, della materia di cui sono fatti gli eventi, i mattoni dei “tempi stabiliti” da Dio.

Dio ricerca ciò che è passato

Ora, quello che mi preme, visto che queste cose oggi sembrano così astruse e ideali, è di agganciare questo disquisire all’anelito della profondità del nostro cuore di cui parla Davide, al vero abitacolo di Dio, e non al cuore carneo e senza legge di cui parla Geremia. Come dice giustamente il Qohelet in un verso forse tradotto male dall’Ebraico:

Dio ricerca ciò che è passato.

(Qoelet 3,15)

Il “calore”, la “radiazione di fondo” del nostro universo interiore ed esteriore, quella legge inscritta nei nostri cuori che ci rende sempre aperti al perdono e alla redenzione, che non ci consente di giudicare né vendicare ma al massimo di redarguire, è sempre traccia di qualcosa che è già avvenuto, che avviene e che avverrà, e che noi tutti ricerchiamo segretamente nel nostro intimo.

Quando saltano le categorie base della nostra esistenza, salta il tempo e salta lo spazio, nasce il grande dilemma. Se andiamo indietro con il tempo e se andiamo indietro con lo spazio, ci perdiamo nei miasmi del nostro psico-mondo interiore, nel melodramma della nostra esistenza, nelle infinite tenebre della carne in cui a volte tanto ci piace indugiare. La nostra ragione va sempre avanti, ma l’emozione la riporta sempre indietro, non è vero? Questa è confusione, da qui non si esce, si può solo girare in cerchio (spesso spendendo anche molti soldi).

E allora, se vogliamo “ritornare alla Genesi” non diventiamo per questo dei senza legge, ma ancoriamoci invece alla chiara parola di Dio e crediamoci. Solo allora potremo andare indietro, anzi “in dentro”, senza pericoli e confusioni. Stare nel mondo, evitando il male, così soddisfacendo il desiderio che nel vangelo Gesù esprime verso i propri apostoli.

Riconoscere il tempo

Il dolore sale drammaticamente con la comprensione del mondo, ma più la tenebra è accolta, digerita, riconvertita in luce dal nostro stomaco interiore, più questa si espande in noi rendendoci piccoli, semplici e attirandoci verso la fonte da cui essa promana.

Il segreto del ritorno alla Genesi in realtà starebbe tutto qui: nell’illuminare tutto ciò che abbiamo vissuto nell’amore del Dio vivente, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, ossia nel rispetto delle sue leggi e dei suoi tempi. Altrimenti il nostro è un amore mondano, non solo nel, ma del mondo.

Si cerca una sorta di perdono totale e quindi una ripartenza a nuovo, una nuova nascita mentre si è già qui sulla terra. Ma questo perdono non è arbitrario e caotico, è possibile solo nel nome di Dio, stando nel suo amore, nei suoi comandi e consigli e non nei nostri carnei sofismi: dobbiamo stare lì dove non c’è più confusione (1 Corinzi 14:33).

L’utilità del limite

Quando si arriva a credere veramente, si smette di inventare i propri limiti e si accettano i limiti che ci sono stati posti per il nostro bene. La nostra comunione avviene quando tutti, seppur diversi, possiamo guardarci come pari in virtù degli stessi limiti che riconosciamo validi. Questo è il meccanismo che Dio ha messo alla base di ogni nazione del mondo, neanche a dirsi della vera Israele. Il limite come la spada divide, eppure dividendo, unisce. Il limite è apparentemente severo, antipatico ma dietro nasconde giustizia.  Non tutti abbiamo le stesse caratteristiche, ma siamo tutti uguali davanti ai limiti, la differenza la fa solo il re, che ha dispensato a ciascuno secondo giustizia, come riporta Luca:

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più

(Luca 12,48)

Il decreto finale

Il re dei re è unico, quando si crede in esso e si mettono in pratica i suoi comandi, ci si apre alla possibilità di far parte della sua nazione. Sta allora a noi scegliere la nostra nazione? In parte si, e solo ed esclusivamente in questo senso il desiderio del nostro cuore è sano e da perseguire con tutti i mezzi. Ma mai va dimenticato che il mistero dell’iniquità è grande e indipendente da noi, poiché tanti scelgono, ma pochi vengono scelti. L’ultima decisione, perché sia quella giusta, va sempre al re. E spesso non è a noi comprensibile.

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

(Isaia 55,8-11)

Luce chiama e cerca luce

Facciamo allora viaggiare il nostro occhio alla ricerca di questo re e della sua parola, illuminandolo e facendoci trainare da lui, portando il suo giogo leggero e facendoci attrarre sempre più verso una miniera infinita di luce, il regno che sta giusto oltre la “porta”.

Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate

(Salmi 41,8)

Photo: Unsplash

Simone Venturini

Simone Venturini

Simone Venturini, nato a Fano, Biblista e Professore di Ebraico e Studi biblici è da sempre in prima linea nel settore della divulgazione e della formazione. Vive a Roma insieme alla sua famiglia ed ha ricoperto ruoli importanti nelle più prestigiose università e istituzioni pontificie di Roma. La sua mission è quella di dare alla gente gli strumenti indispensabili per approfondire la Bibbia e capire il senso della vita e della storia.

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