Il sistema rappresentato da Babilonia la Grande è in stretto rapporto (e quasi s’identifica) con la prima bestia che sale dal mare, da cui deriva anche l’attività della seconda bestia, che sale dalla terra.
Entrambe sono a loro volta in diretta relazione con la loro origine: il cosiddetto drago rosso.
Genesi i rapporto all’Apocalisse
In tal modo, le ultime pagine della Bibbia sono misteriosamente collegate con le prime, quelle della Creazione.
Accennando appena alle antiche mitologie orientali, la Genesi (capitolo 1) narrava la vittoria di Dio sulle forze del caos rappresentate dalle tenebrose acque primordiali.
Secondo la Bibbia, nelle profondità delle acque primordiali vivevano esseri mitici come il Leviathan, una specie di mostruoso drago marino che minacciava costantemente la vita degli abitanti della terra (cfr. Isaia, 27,1; Salmo, 74,25; Giobbe, 40, 25).
Il Drago rosso
Nell’Apocalisse leggiamo invece di un drago rosso che:
apparve nel cielo […] con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra […] il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra (12,3-4.8).
12,3-4.8
Il modo in cui Giovanni presenta questo mostruoso e spaventoso drago volante impedisce di pensarlo esattamente come viene descritto.
L’autore dell’Apocalisse, infatti, non dice che nel cielo apparve un drago rosso, bensì che apparve un altro segno, ossia un immagine che rappresenta qualcosa.
Forze cosmiche distruttrici
All’inizio e alla fine della Bibbia si parla dunque di qualcosa di mostruoso, con chiare connotazioni cosmiche, che tenta di distruggere la terra.
Nel libro della Genesi erano le tenebre del caos da cui proveniva il simbolo del serpente (Genesi 3). Nell’Apocalisse si parla invece di un drago rosso, che però viene esplicitamente chiamato «serpente antico» (12,8).
Il rosso era il colore del dio Tifone, il mitico e pauroso avversario di Iside e Osiride. Non si tratta del rosso porpora, né del rosso scarlatto, entrambi attributi della prima bestia (cfr. Apocalisse 17,3), ma di un rosso fuoco (in greco pyrròs), o meglio ancora incandescente, proprio come il colore del fuoco in una fornace.
La bestia è così la tavolozza movimentata di tutte le possibili sfumature di rosso e, quindi, di tutte le possibilità che il rosso rappresenta nel sistema economico-politico di Babilonia la Grande: potere, lusso, prestigio, vizio e violenza sanguinaria.
La radice del mondo del Male
Il drago rosso viene comunque inequivocabilmente descritto dall’Apocalisse: «il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra».
Esso è perciò la radice stessa del mondo del male, in ogni suo aspetto (tentatore = serpente antico, divisore = diavolo, avversario=satana).
Questo essere spirituale, mostruoso e malefico, viene però definitivamente sconfitto (leggi cap. 12, vers. 7-9), dopo che il bambino, partorito dalla donna, viene rapito verso Dio e verso il suo trono (cap. 12, vers. 5).
Nel linguaggio tipico dell’Apocalisse, vi è qui un riferimento alla resurrezione di Gesù e alla sua conseguente vittoria sulla morte e sul male.
Il Gesù cosmico
L’ultimo libro della Bibbia racchiude così tutta la parabola dell’esistenza di Cristo in due soli versetti:
(Il drago rosso, nda) si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.
Ap 12,4-5
Giovanni descrive qui l’aspetto cosmico della storia di Gesù… Ancor prima di morire e risorgere, secondo l’Apocalisse, egli apparteneva al mondo di Dio perché da lì era venuto e – in un certo e misterioso modo – a quel mondo apparteneva mentre viveva sulla terra.
In quel mondo poi tornò, dopo la sua morte.
Il grande scontro
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Ap 12,7-9
L’esito di questo scontro sarebbe stato favorevole alla dimensione divina – rappresentata dall’angelo Michele – poiché in cielo, dopo la morte e resurrezione di Gesù, non vi sarebbe ormai più posto per il mondo del male rappresentato e incarnato da ciò che il drago rosso rappresenta.
La persistenza del Male e il suo bersaglio
La vittoria, tuttavia, non è completa perché del cosmo, così come fu creato da Dio (cfr. Genesi, 1), fa parte anche la terra, ossia il mondo dell’uomo.
In particolare, il drago rosso si accanisce con una categoria accuratamente descritta da Giovanni: «Contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Apocalisse 12,17). Chi sono?
Sono quelli che si comportano seguendo i Dieci comandamenti e il Vangelo. Si tratta, concretamente, di coloro che vivono non secondo la moda del momento, ma in modo giusto e retto. Si tratta dei cristiani.
Coloro che non si adeguano agli standard subdolamente imposti dal sistema e che non condividono la cultura mondiale propagandata dai falsi profeti.
Quelli che, nel drammatico epilogo della fine dei tempi, saranno costretti a vivere ai margini della società, o peggio ancora saranno zittiti o perfino tolti di mezzo (cfr. Apocalisse 6,9).
(Tratto dal mio I grandi misteri irrisolti della Chiesa, Newton Compton 2012).