Alla donna disse:
«Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà».Genesi 3,16
Anche la donna non viene certamente trattata meglio del serpente. Essa dovrà partorire tra i dolori e le pene. Vuol dire che, prima della trasgressione, la donna partoriva figli in modo indolore? Oppure, di nuovo, questa era la condizione della moglie di chi scrisse queste pagine?
Un uomo che cercava di capire la causa di ciò che accadeva intorno a lui. Come, per esempio, il motivo delle tremende sofferenze della donna durante il parto. Dio non c’entra nulla; poiché le sofferenze derivano dall’albero di cui la donna aveva mangiato il frutto.
L’albero e la sofferenza
Questo rapporto è suggerito in ebraico dalla somiglianza sonora di due parole ebraiche: “albero” (עֵץ ETS) e “sofferenze” (עִצָּבוֹן – ITSabon).
Si tratta di una verità scientifica? Non credo, perché noi sappiamo che è la stessa anatomia femminile che provoca i dolori della gravidanza e non certamente una maledizione divina che, da un certo punto in poi, modificò drasticamente questa condizione della donna.
Anche il fatto che l’uomo, sfruttando l’attrazione della donna verso di lui, cercherà di dominarla. Si tratta forse di una condizione instauratasi dopo la trasgressione? Probabilmente sì, perché qui non si tratta di modificazioni anatomiche, ma di atteggiamenti umani.
Dio, infatti, creò la donna come un aiuto e un sostegno pienamente corrispondenti alla natura dell’uomo e i due sarebbero stati una sola carne poiché intimamente uniti da un’alleanza tra loro e con Dio.
Il motore della trasgressione
Ma quando si mette in moto il meccanismo interiore di trasgressione, la donna, come qualsiasi altra persona o cosa, viene vista come occasione di “dominio” di affermazione di sé, ad ogni costo.
Occorre comunque dire che la società ebraica del tempo non era di certo femminista e probabilmente anche l’autore del nostro brano non si sottraeva da questo condizionamento culturale.
Eppure proprio lui scrisse che all’inizio non era così e, in un certo senso, non accettava questa condizione di sudditanza della donna, condizione che può essere perciò superata, se non si permette alla bramosia trasgressiva di perderci corpo e anima, tornando invece ad ubbidire a Dio, più che agli uomini.