La lingua ebraica è una delle lingue più antiche e affascinanti del mondo, con una ricca storia e una complessa struttura grammaticale. Una delle caratteristiche uniche di questa lingua è la distinzione tra le due forme del pronome di prima persona singolare:
‘anì אָ֫נִי
‘anokì אָנֹכִי
Queste due forme sono spesso usate in modo intercambiabile, ma hanno sfumature di significato e utilizzo che è importante comprendere.
Ani e Anokhi: le due forme del pronome di prima persona singolare
‘anì è la forma più comune del pronome di prima persona singolare in ebraico. Viene utilizzata nella lingua parlata e scritta nella stragrande maggioranza dei casi. È la forma standard e generalmente indica la prima persona singolare, senza particolari sfumature di significato.
‘anokì è una forma meno comune e più formale del pronome di prima persona singolare. Questa forma viene utilizzata in situazioni specifiche e ha sfumature di significato leggermente diverse da ‘anì. In genere, questa forma viene impiegata per enfatizzare la propria identità o per esprimere una certa solennità.
Spiegazione più profonda
In genere, si dice che la prima forma è meno solenne della seconda. Tuttavia, esiste una spiegazione – sempre ipotetica – dell’uso delle forme nella Bibbia.
La forma ‘anì è quella usata per distinguere un soggetto rispetto ad altri, ossia rispetto alle altre persone: tu, egli, noi, voi, essi. In altre parole, si tratta di una forma che distingue, separa, un soggetto dagli altri, pur permettendone la comunicazione.
La forma ‘anokì, invece, è la forma suprema, che non ha bisogno di alcuno ed è il soggetto supremo che dà origine ad un discorso, a una cosa scritta o reale. Un “io” che non ha bisogno di altri, per esprimersi: וַיֹּ֗אמֶר אָנֹכִי֙ אֱלֹהֵ֣י אָבִ֔יךָ (Esodo 3,6) e che sussiste da sempre.
Tuttavia, occorre riconoscere che la Bibbia ebraica usa in modo indifferenziato queste due forme, attribuendole sia a Dio che agli uomini e che solo in certi contesti – significativi – appare questa distinzione.
Spiegazione più profonda
In alcuni contesti mistici ed esoterici, si dice che la forma ‘ani in ebraico – אָ֫נִי – contiene le lettere che in ebraico compongono la parola “nulla” – אַיִן ‘ayin – e che perciò ‘ani sia la prima manifestazione dell’essere indifferenziato chiamato anche ‘en sof – אֵין סוֹף.
Di qui, poi verrebbe la forma אָנֹכִי che con il suffisso finale כִי indicherebbe il rapportarsi della divinità con l’uomo. Una spiegazione diametralmente opposta a quella fornita in precedenza.