Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Genesi 2,20
L’uomo assolve diligentemente il compito affidatogli da Dio (Gen 2,19). Anzitutto, si noti come l’uomo sia obbediente a Dio, facendo tutto ciò che egli gli dice. Qui, però, l’elemento da porre in evidenza è la condizione dell’uomo dopo che egli ebbe imposto il nome a tutti gli animali.
Un aiuto che gli fosse simile
Dando a ciascun animale una funzione a lui utile – questo significa dare il nome agli animali – egli tuttavia constata con amarezza che nessun animale costituiva un “aiuto che gli fosse simile”. Che significa questa frase?
L’uomo, per sua natura (cfr. Gen 1,26-28 e 2,7), è un essere che ha bisogno di entrare in relazione intima con un altro essere. Non solo con Dio, ma anche con qualcuno che gli sia “simile” anche tra gli esseri viventi, ossia “capace di stare di fronte a luI”(In ebr. כְּנֶגְדֹּֽו kenegdò).
Ora, gli animali furono tratti, come lui, dalla terra (Gen 2,19); essi, perciò, condividono qualcosa di lui, ma non sono “simili” a lui. Infatti, la somiglianza dell’uomo con Dio (Gen 1,26-28) implica un rapporto intimo tra Dio e l’uomo. Un rapporto che, evidentemente, non è carnale, ma spirituale, profondo. Gli animali, in questo, non sono affatto “simili” all’uomo.
L’uomo, così, si sente solo. Non so però se questa parola sia la più adatta ad esprimere la condizione umana. Direi, piuttosto, che l’uomo si sente “isolato”, incapace cioè di entrare in comunione intima con un essere che corrisponda alla sua natura, alla sua profonda identità.
Se volessimo immaginare la situazione dell’uomo, potremmo pensare ad una città circondata da alte ed inviolabili mura. Nessuno, all’esterno, potrà mai conoscere e condividere la vita quotidiana che si volge all’interno delle mura, nella città. Così doveva sentirsi l’uomo, dopo che aveva dato il nome – ossia la funzione – ad ogni animale.
In fondo, è anche la condizione di chi non riesce ad esprimere ciò che è nel profondo, i propri desideri, progetti; insomma, l’isolamento è la condizione di chi non riesce ad essere “intimo” con nessuno … e forse neppure con se stesso.
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