. .. E lo spirito di Dio aleggiava sulle acque
Genesi 1,2
L’ultima parte del secondo versetto è, tanto per cambiare, un altro mistero assoluto. Così viene tradotta in italiano una frase ebraica il cui senso ci sfugge quasi completamente:
וְר֣וּחַ אֱלֹהִ֔ים מְרַחֶ֖פֶת עַל־פְּנֵ֥י הַמָּֽיִם werùach elohìm merachèfet al-penè hammàyim
Si tratta dello stesso spirito di Dio, oppure di un agente diverso della creazione?
Il senso di queste parole
Anzitutto, se si vuole comprendere il senso di queste parole – così come quelle del resto del capitolo – occorre sgombrare la mente dalle associazioni immediate della nostra mente.
Si tratta di punti di vista legittimi, ma che rappresentano comunque un’interpretazione cristiana di questo enigmatico testo. Preferisco invece restare nel mondo ebraico e cercare lì gli elementi che ci aiutano a capire.
Certamente, si tratta sempre dello stesso soggetto, ossia elohìm (אֱלֹהִ֑ים Dio), raffigurato come uno che parla (cfr. Genesi 1,3 ss.) e raffigurato anche come uno spirito, oppure un vento visto che rùach significa anche questo.
Perciò potrebbe trattarsi di un vento divino, ma che vuol dire? Oppure di un vento molto forte o tempestoso... chissà? Comunque, sempre di Dio si tratta, che svolge però un’azione diversa da quella descritta nel primo versetto.
Uno spirito o un uccello?
L’azione dello spirito divino è descritta dal verbo merachèfet (מְרַחֶ֖פֶת) che di solito viene tradotto con “aleggiare”… ma cos’è che “aleggia” se non un essere provvisto di ali?
Infatti, il verbo merachèfet significa anche “volteggiare” e addirittura “covare“! Del resto, in altre parti della Bibbia, Dio viene raffigurato come un’aquila che veglia sulla sua nidiata (Deuteronomio 32,11)
Significa forse che, mentre la terra era totalmente avvolta dalle acque, lo spirito di Dio depositava qualcosa nelle acque? Chi lo sa! Sicuramente, però, qualcosa stava facendo, qualcosa che avrebbe permesso alla terra di diventare rigogliosa e feconda, proprio come Dio!
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