È davvero difficile conoscere le credenze degli ebrei sull’aldilà ai tempi di Gesù. La maggior parte dei testi sopravvissuti proviene da individui istruiti, quindi non offrono una visione completa delle credenze delle persone comuni, che non avevano ricevuto un’istruzione formale.
La maggior parte degli ebrei dell’epoca, che erano principalmente persone comuni, probabilmente condivideva le credenze dei loro genitori. Un modo per cercare di comprendere le loro credenze è l’analisi dei reperti archeologici rinvenuti vicino ai luoghi di sepoltura.
Sono stati scoperti molti oggetti archeologici in siti di sepoltura, tra cui doni e utensili da cucina, da cui gli studiosi hanno potuto trarre alcune importanti conclusioni.
Tuttavia, questi oggetti non possono fornire risposte dirette, poiché mancano testi o documenti che possano svelare cosa pensassero coloro che li avevano collocati accanto ai loro defunti cari.
Nonostante ciò, sembra che man mano che ci avviciniamo al periodo in cui Gesù visse, si trovino sempre più doni lasciati sulle tombe, il che suggerisce un’influenza crescente della cultura greca. Questo aspetto è confermato anche nel Vangelo di Pietro.
Un noto storico di nome Pieter Willen van der Horst ha effettuato uno studio interessante che copre un arco di mille anni, stimando che la popolazione ebraica totale in quel periodo fosse di 165 milioni di abitanti.
Tuttavia, abbiamo solo circa 1600 epitaffi funebri a disposizione, di cui circa 600 sono difficili da leggere o danneggiati e riportano solamente il nome del defunto.
Nonostante la delusione per la mancanza di informazioni in molte di queste tombe, alcune iscrizioni suggeriscono una continuità della vita dopo la morte, altre menzionano la possibilità di una resurrezione futura, altre ancora incoraggiano il defunto ad avere coraggio nel momento in cui si dirige verso la sua destinazione dopo la morte.
Alcune iscrizioni sembrano anche suggerire la possibilità di un’immortalità astrale, in cui l’anima diventa una stella nel firmamento. Tuttavia, alcune iscrizioni indicano che, secondo alcune credenze, l’individuo cessa semplicemente di esistere dopo la morte.
In generale, sembra che ci fossero diverse prospettive sull’aldilà nella comunità ebraica dell’epoca. Alcuni credevano in una vita eterna dopo la morte, altri nella resurrezione alla fine dei tempi. Vi erano anche credenze che negavano l’aldilà.
Per ottenere una comprensione completa delle credenze ebraiche sull’aldilà, è necessario considerare anche le testimonianze di storici come Giuseppe Flavio.
Secondo Flavio, gli Esseni credevano nell’immortalità dell’anima e nella felicità eterna per i virtuosi. I Farisei credevano che le anime dei giusti passassero in un altro corpo, mentre quelle dei malvagi ricevessero castighi infiniti. I Sadducei, invece, negavano l’aldilà.
In generale, sembra che l’idea più diffusa fosse che alla fine dei tempi Dio avrebbe resuscitato i morti, senza necessariamente premiare o punire le anime dopo la morte, ma aspettando la Resurrezione alla fine dei tempi.