La questione non è come e quando accadde il diluvio, ma perché gli autori della Bibbia vollero parlarne.
Con i dovuti distinguo, è un po’ come i telegiornali di oggi che riportano, preferibilmente, notizie negative di disastri e catastrofi. Perché lo fanno? Forse perché viviamo in un periodo di crisi?
Perché ci troviamo in un un periodo in cui antiche certezze stanno crollando e non se ne affacciano di nuove? Forse perché abbiamo paura che qualcosa o qualcuno, all’improvviso, invada il nostro mondo facendolo scomparire? Come in effetti sta accadendo… ?
La situazione di vita in cui si trovava l’autore del racconto
Quando fu scritto il racconto del diluvio nella Bibbia, gli Ebrei non vivevano certamente un periodo facile. Essi stavano facendo l’amarissima esperienza del fallimento come singoli e come nazione.
Gli antichi ideali, quelli trasmessi dai loro padri fin dai tempi di Mosè, non avevano retto contro l’urto del potente esercito babilonese che, alla fine dei VI sec. a.C. aveva invaso la loro nazione e l’aveva distrutta.
Essi vivevano nella paura, nello sconforto e nella frustrazione di doversi arrendersi al destino, un triste destino che, tuttavia, essi in parte favorirono.
Simboli potenti
La terra sommersa ed avvolta nelle tenebre non era dunque l’immagine del pianeta appena creato, ancora in uno stato informe (cfr. Genesi 1,1-2)
Era, invece, l’immagine che gli Antichi ebrei usarono per descrivere la situazione in cui essi si trovavano, un caos totale come noi diremmo oggi.
Non avevano più alcun punto di riferimento, poiché il simbolo dell’identità nazionale – il glorioso Tempio di Gerusalemme – era stato distrutto; vivevano in una terra straniera, costretti al compromesso e a trovare ogni giorno un modus vivendi con la gente del luogo, molto diversa da loro; erano senza più speranza e senza più prospettive. In breve, il loro mondo, quello in cui vivevano prima che Nabucodonosor spazzasse via ogni cosa, era finito, distrutto.
Diluvio e caos primordiale
La scena culminante del racconto del diluvio nella Bibbia – quando le acque giungono a coprire le più alte cime di monti (Genesi 7,19) – è perciò esattamente sovrapponibile a quella della prima fine del mondo.
In entrambi i casi, si tratta di un annientamento totale. In entrambi i casi, esse sono la cifra, l’immagine di ciò che il giudeo autore della Genesi vedeva intorno a sé e percepiva dentro di sé.
I contorni, le forme, i colori e i confini della “Terra promessa” erano stati spazzati via. Essa era ormai parte del grande impero babilonese, una piccola massa informe all’interno di una grande e soverchiante potenza.
Acque del caos, acque del diluvio
Come l’azione discreta di Dio fu immaginata come un grande uccello che disseminava vita nelle acque tenebrose, così le acque diluvio erano l’immagine dell’esercito babilonese che invase e distrusse tutto, per sempre.
Nell’arco di appena sei capitoli, il libro della Genesi presenta così due scenari da fine del mondo.
Oppure, si tratta invece di un solo scenario? I due scenari sono stati ideati e concepiti nello stesso periodo storico, nati dalla stessa persona che visse dopo la catastrofe dell’invasione dei Babilonesi.
La questione del “buco” tra Gen 1,1 e Gen 1,2
Non si tratta, perciò, di due scenari da fine del mondo, ma dello stesso ed identico scenario di fine del mondo.
Secondo alcuni, ciò risolverebbe l’enigma biblico del “buco”, dell’illogico passaggio tra la creazione di tutto ciò che esiste (Gen 1,1) e la repentina distruzione di tutto (Gen 1,2):
«In principio Dio creò il cielo e la terra.
GAP
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.»
(Genesi 1,1-2)
Il racconto di come finì il mondo degli uomini ai tempi di Noè potrebbe essere il “tassello mancante” da mettere tra i primi due versetti della Genesi.
Cosa può far accadere l’uomo
Ciò che gli autori della Bibbia non hanno raccontato all’inizio, lo raccontano dopo. Ma nel racconto del diluvio, a differenza di quello della Genesi, compare l’uomo con le sue responsabilità.
Se i dinosauri volsero ignari e innocenti lo sguardo all’insù per ammirare, impotenti, il macabro spettacolo che li avrebbe annientati, nel racconto del diluvio le cose sono ben diverse.
Si parla di responsabilità umane, che avrebbero causato la terribile inondazione che distrusse tutto.
E se il racconto è immagine e cifra del periodo storico che seguì la catastrofe della nazione giudaica, esso ha da dire molto a chi si trova, come noi, sempre sull’orlo di un evento – personale o collettivo – che può cambiare per sempre la nostra vita!