Al centro del Nuovo Testamento c’è la figura di Gesù di Nazareth. Mentre era ancora in vita, ma soprattutto dopo la sua morte e resurrezione, i suoi seguaci – i cristiani – iniziarono a comprendere che egli era il misterioso personaggio annunciato dai profeti (cfr. per es. Isaia, 52-53).
Ecco perché a un certo punto il rabbì di Nazareth fu chiamato Gesù Cristo, ossia il Messia, in greco Iesous Christos. Secondo la Bibbia, perciò, è lui l’uomo atteso dagli ebrei e che rappresentava il compimento del misterioso scenario profetico che abbiamo già visto nella prima pagina della Genesi:
Porrò inimicizia tra te (il serpente, n.d.a.) e la donna e tra la tua stirpe e la sua stirpe; egli ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.
(Genesi 3,15).
Cos’è l’Anticristo?
Il misterioso pronome maschile si riferirebbe proprio a Gesù. Con la sua morte e resurrezione egli avrebbe frustrato il misterioso e sinistro progetto diabolico di separare l’uomo da Dio. Una vittoria, quella di Cristo, che però non è definitiva. Il mondo tenebroso del caos sarebbe solo stato confinato ma non sconfitto, poiché esso continuerà a reperire ovunque suoi collaboratori.
Nella Bibbia, questi collaboratori sono chiamati anticristi. Essi fanno capo alla più importante – e nota – manifestazione del male, definita a partire non da un’identità ma da una contrapposizione: Anticristo. Infatti, questo appellativo viene da una parola greca – antichristòs – e significa proprio “avversario di Cristo”.
Essa ricorre in quattro brani del Nuovo Testamento (1 Giovanni 2,18-22; 4,3; 2 Giovanni, 7). Tra questi testi, uno è veramente significativo:
Figlioli, questa è l’ultima ora (in gr. éschata ora, nelle fonti l’accento è riportato diversamente). Come avete udito che deve venire l’Anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora.
(1 Giovanni 2,18).
L’Anticristo condivide pienamente la natura pluriforme del mondo del male. Infatti, se esistono degli anticristi significa che si tratta di una realtà che può assumere diversi volti. La loro comparsa è legata a fasi storiche chiamate ore fatali, ossia momenti particolarmente gravi in cui tale mistero può manifestarsi in un Anticristo concreto e tangibile, in un personaggio storico che viene detto anche falso profeta:
Ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta.
(1 Giovanni 4,3-5)
I falsi profeti
Sono chiamati falsi profeti perché cercano di relativizzare la figura di Gesù Cristo negando la sua divinità, ma soprattutto cercando di ingannare l’umanità proponendo una forma più alta e più pura di religiosità, che però è riflesso ed esaltazione del proprio narcisismo.
Una religiosità che non ha più nulla a che fare con Dio, ma che è al servizio di grandi e occulti poteri detentori, in un particolare momento storico, del monopolio culturale e politico e per i quali ogni tradizione religiosa, soprattutto il cattolicesimo, è considerata avversario da distruggere.
Paolo di Tarso, parlando dell’ultima e definitiva manifestazione dell’Anticristo (cfr. 2 Tessalonicesi, 2,1-12), ci fornisce ulteriori e interessanti informazioni. I falsi profeti non sono portavoce di Dio, ma del mistero dell’iniquità. In quanto tali, sono loro stessi «trasgressori, senza legge» (in greco ànomos, che viene di solito tradotto con “empio”, cfr. 2 Tessalonicesi 2,8) e perciò fautori di un mondo totalmente ripiegato su se stesso, al centro del quale c’è l’Io e non Dio.
Colui che trattiene l’Anticristo
Paolo, inoltre, dice che c’è «qualcuno che trattiene ed ostacola» le continue manifestazioni dell’Anticristo e che bisogna togliere di mezzo perché l’Anticristo possa manifestarsi in tutta la sua potenza: «Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene» (2 Tessalonicesi, 2,7).
Numerose nei secoli sono state le interpretazioni di questo enigmatico brano. Di chi si tratta? La risposta, a mio avviso, potrebbe trovarsi nelle parole che Gesù rivolge a Pietro:
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
(Matteo 16,15-18)
Pietro e la Chiesa. Ossia colui che crede e dichiara al mondo che Gesù è Cristo e Dio, insieme a coloro che condividono questa fede e che quindi rappresentano il cosmo, contro il quale le forze del male sarebbero impotenti.
Ecco perché secondo me il terzo segreto di Fatima non si è ancora totalmente realizzato: esso descriverebbe il tempo della fine che dovrebbe culminare col suo ultimo e drammatico atto, quando verrebbe tolto di mezzo colui che trattiene la piena manifestazione del male. Solo allora verrà la più aspra e subdola persecuzione contro i veri seguaci di Dio e del Cristo.
Forse è questo il tenebroso e più profondo motivo per cui prima Giovanni Paolo II e ora l’attuale pontefice sono oggetto di un misterioso attacco, che trova anche all’interno della Chiesa stessa nascosti e subdoli collaboratori.
Non ci si lasci ingannare, però, perché il terreno della progressiva manifestazione del mistero dell’iniquità non è da identificare, a mio avviso, principalmente nel campo del Vaticano, ma nella cultura che sta alla base e che sta permeando di sé l’intera società europea. A tal riguardo, il 28 giugno 2003 Giovanni Paolo II osò dire che nella cultura europea è in atto un’apostasia silenziosa, ossia una lenta e progressiva sostituzione di Dio e del suo mondo con quello dell’uomo:
Alla radice dello smarrimento della speranza sta il tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a considerare l’uomo come «il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che fa Dio ma Dio che fa l’uomo.
L’aver dimenticato Dio ha portato ad abbandonare l’uomo», per cui «non c’è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e finanche dell’edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana».
La cultura europea dà l’impressione di un’«apostasia silenziosa» da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse.
Questo modo di pensare e di vivere si starebbe diffondendo ovunque, soprattutto nei Paesi occidentali e perciò anche nella Chiesa, che è anche una realtà antropologica e quindi sociale.
Tuttavia è anche vero che la perfetta ortodossia dottrinale di molti cattolici funge spesso da copertura all’apostasia silenziosa, che proseguirebbe invece indisturbata, influenzando teologi, biblisti e anche chi in un modo o in un altro riveste qualche ruolo all’interno della Chiesa.
A tal proposito, Paolo nelle sue lettere esprime chiaramente questo mistero dell’iniquità già all’epoca in atto nella Chiesa:
Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.
(2 Corinzi, 11, 13-14).
Photo by Sammy Williams on Unsplash