«La crocifissione era una forma di esecuzione estremamente crudele. La vittima, infatti, prima di essere crocifissa veniva flagellata o frustrata fin quasi a farle perdere i sensi.
I vari modi in cui si effettuava la crocifissione
La persona poi veniva crocifissa nuda, aumentando in tal modo l’umiliazione sia per il crocifisso che per i suoi familiari. Probabilmente esisteva più di un modo in cui la persona era crocifissa;
Giuseppe Flavio riferisce che le persone venivano crocifisse in diverse posture e a seconda dei diversi tipi di pali e travi lignei che si aveva a disposizione (Eusebio, Hist. Eccl. VIII.8).
In alcuni casi il patibolo assumeva la classica forma a croce (crux immissa), mentre in altri la croce poteva assumere una forma a T (crux commissa).
Se il palo verticale (stipes) della croce era già eretto sul luogo dell’esecuzione, i soldati dovevano prendere la vittima, le cui braccia erano già legate al patibulum (trave) e legarlo al palo verticale.
Materiale usato per costruire una croce
A causa della scarsità di legno intorno a Gerusalemme, i montanti verticali e le travi venivano spesso spesso riutilizzate.
Occasionalmente erano impiegati anche tipi di legno inadatti allo scopo, come per esempio il legno nodoso dell’ulivo.
In certi casi, la vittima veniva legata e inchiodata alla croce prima che fosse disposta in posizione verticale.
Come si moriva in croce
Non avendo alcuna possibilità di sostenere il corpo, la morte giungeva dopo poche ore, accompagnata da spasmi muscolari e asfissia.
Per prolungare l’agonia e il momento della morte, i Romani ponevano la vittima su una sorta di seduta in legno o di supporto (sedile) posizionato a metà della croce,
che permetteva alla vittima di appoggiarsi, senza però arrecarle alcun sollievo. Talvolta era fornito anche un supporto per i piedi (suppedaneum).
L’inchiodatura dei piedi
L’inchiodatura dei piedi infliggeva un dolore atroce ed aveva una funzione simile alla rottura deliberata delle ossa delle gambe; entrambe le procedure dovevano affrettare la morte.
Così lo Pseudo Maneto descriveva i criminali crocifissi:
puniti torcendo le loro membra, essi si aggrappavano al palo come loro unica speranza; fissati (e) inchiodati nei tormenti più amari, cibo indigesto per gli uccelli rapaci e lugubre bottino per i cani.
Apotelesmatica 4,198
Tratto da Shimon Gibson, The final days of Jesus, Oxford 2009, pp. 113-115.