In generale, più un libro della Bibbia non tratta di storia, più in esso troveremo agganci profondi e fecondi con la nostra situazione di vita. Un caso eclatante è rappresentato dai tre libretti chiamati: Tobia, Giuditta ed Ester. Anche ci sono alcune allusioni ad un certo periodo della storia d’Israele, esse certamente non identificano il periodo in cui i libretti furono scritti.
Periodo storico
Per esempio, la storia narrata nel libro di Tobia si svolge nel periodo in cui gli Israeliti erano esiliati in Assiria, dopo la distruzione di Samaria – capitale del Regno del Nord – nel 722 a.C.
Per i giudei del II secolo a.C. – questo è il periodo in cui il libro di Tobia fu scritto – l’esilio in Assiria o quello in Babilonia, oppure anche la schiavitù in Egitto e l’esodo nel deserto, erano considerati periodi paradigmatici della storia d’Israele e della Bibbia. Per questo motivo i giudei vi si richiamavano spesso per narrare storie come quella di Tobia.
L’ambiente in cui viveva l’autore
Ai tempi in cui visse l’autore del libro di Tobia, la vita di un giudeo osservante era messa a dura prova a causa della dominante cultura greco-ellenistica. Lo scontro fra due mentalità completamente diverse tra loro, raggiungerà il suo apice con l’avvento del re seleucide Antioco IV Epifane.
La cultura contemporanea come sfida
Che fare quando l’ambiente sociale e culturale è avverso ai principi religiosi in cui ci riconosciamo? Un primo atteggiamento è quello di isolarsi dal mondo in un atteggiamento di ostilità e di arroganza. È l’atteggiamento di Tobi, il padre di Tobia (leggi Tobia 1-2).
Il secondo atteggiamento è quello di abbandonare fede e tradizioni dei padri per abbracciare usi e costumi del mondo circostante. È l’atteggiamento di tanti giudei che, al tempo del re Antioco IV Epifane, adottarono in tutto e per tutto la religione ellenistica. C’è però anche un terzo atteggiamento.
Quello di chi coglie l’occasione per approfondire la propria esperienza religiosa, attingendo a risorse umane fino ad allora sconosciute. È il percorso esistenziale proposto nel libro di Tobia.
La Bibbia e la religiosità non sana
Tobi (cfr. Tobia 1-2) e Sara (cfr. Tobia 3,7 ss.) esemplificano due tipi di religiosità che portano alla distruzione psichica e alla morte. Tobi è il tipico personaggio che nella Bibbia erige l’osservanza scrupolosa della Legge sopra tutto e tutti, giungendo perfino a disprezzare la moglie (cfr. Tobia 2,11 ss.).
La cifra di questa arrogante chiusura al mondo di “peccatori e apostati” è il suo morboso interesse alla sepoltura dei morti e soprattutto la sua “cecità” che gli chiude gli occhi di fronte ad un mondo che non vuol più vedere. Una religiosità, quella di Tobi, senza gioia e senza slancio, frutto solo di un volontarismo che non attinge alle energie profonde di se stessi.
Sara è invece morbosamente legata al padre, tanto da temere qualsiasi unione con un uomo che non sia lui (cfr. 3,7 ss.).
La sua castità è frutto non di una scelta, ma di una necessità: non staccarsi dal padre. Il demonio che nella Bibbia si chiama Asmodeo – il “distruttore” (dal verbo ebraico שָׁמַד shamad “distruggere”) – è la cifra della sua disperazione distruttrice che porta al pensiero del suicidio.
Tobia, il ponte tra Tobi e Sara
Tobia è il ponte tra i due personaggi. Il suo percorso interiore – compiuto insieme e grazie ad Azaria “Dio aiuta” / Raffaele “Dio guarisce” (cfr. Tobia 5; 12) – permetterà di risolvere sia il problema di Sara che quello di Tobi.
Tobia è per Sara la dolce transizione dall’amore paterno a quello virile di un marito. L’esperienza del pesce (cfr. Tobia 6) – importante simbolo nella Bibbia – gli insegnerà a non dare sfogo – subito – alle sue pulsioni sessuali, ma a sublimarle per trovare così un punto di unione con Sara, così impaurita di fronte al mondo maschile.
Tobia è per il vecchio Tobi il portatore di “nuova luce” per i suoi occhi (cfr. Tobia 11), di “nuova gioia” per la sua vita e per la sua esperienza religiosa. Significativo il fatto che, una volta guarito (interiormente), Tobi non svolga più l’attività di “seppellitore ufficiale di morti” (cfr. Tobia 14).
Motivi letterari comuni tra la Bibbia e la letteratura
Si diceva all’inizio, che libri come quello di Tobia non appartengono in alcun modo al genere storico. Essi si avvicinano piuttosto al genere della fiaba.
Notevoli sono infatti le analogie con i motivi tipici della letteratura fiabesca, ricorrenti per esempio nelle favole dei fratelli Grimm.
A tal riguardo, si legga per esempio la fiaba l’acqua della vita oppure l’uccello dalle piume d’oro. Il motivo di un re malato che invia il servo o il figlio per trovare un rimedio alla sua malattia è ben presente nelle fiabe.
Nel corso del viaggio, poi, il figlio o il servo incontra spesso una ragazza (una principessa) che poi sposerà. Sia il figlio o il servo che la principessa si congiungono così con l’anima e l’animus.
Essi, cioè, integrano nella loro personalità aspetti mancanti e latenti nel loro profondo. In genere, infatti, sia il personaggio maschile che quello femminile rappresentano l’anima e l’animus.
Così è sia per Tobi, che per Tobia e Sara e ancora altri casi nella Bibbia. A tutti e tre manca un aspetto della loro personalità che li completi e li integri come esseri umani compiuti e felici.
Foto di Tobias Gonzales su Unsplash