Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.
Genesi 4, 21
Una società rurale e allegra
Questi versetti – vv. 20-22 – descrivono il tipo di società al di fuori di quella urbana, rappresentata dalla città che prende il nome di חֲנוֹךְ Enoch. Essa era composta, ovviamente, da gente che abitava nelle tende e che si muoveva insieme ai greggi in cerca di pascolo (v. 19) e che, di tanto in tanto, si radunava per fare festa, cantare e ballare, magari intorno ad un fuoco.
Feste che erano allietate da suonatori di cetra e di flauto. Certamente non la cetra delle corti, ma quelle più rudimentali e piccole che potevano essere agevolmente trasportate da un luogo ad un altro, così come i flauti.
Spensieratezza oppure incoscienza?
La musica è un canale privilegiato per esprimere emozioni e stati d’animo interiori, difficilmente rappresentabili all’esterno attraverso la parola. Nella Bibbia, la musica ha un carattere terapeutico, come viene ben evidenziato nel cosiddetto storia dall’ascesa di Davide al trono (1 Sam 16 – 2 Sam 5).
Davide suonava la cetra e così placava il malumore di Saul, che era posseduto – dice il testo – da uno spirito maligno (1 Sam 4,16-23). La musica aveva anche una forte connotazione profetica. Gruppi di profeti suonavano e danzavano per entrare in uno stato di estasi, per poi profetare (cfr. 1 Sam 10). Davide, secondo la tradizione biblica, fu compositore di Salmi (Sal 22), molti dei quali venivano cantati con l’accompagnamento di cetre e cimbali.
Iubal è il capostipite di quelli che – per diversi motivi – suonano il flauto e la cetra. Ovviamente, l’autore biblico voleva qui indicare quale fosse l’origine della musica e della spensieratezza umana che spesso l’accompagna. Una spensieratezza che, sempre secondo l’ottica dell’autore, era parte dell’allegro decadimento del genere umano, prima del diluvio.