Penso che abbiate sentito parlare, almeno una volta, dei rotoli trovati a Qumran e scoperti negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso.
Non lontano dalla riva del Mar Morto gli archeologi scoprirono una gran quantità di manoscritti in ebraico, greco e persino in latino e che erano stati nascosti dentro giare di terracotta. In gran parte si tratta di manoscritti biblici, ma sono tornati alla luce anche libri apocrifi fino ad allora sconosciuti.
Gli autori dei manoscritti
Questi testi furono scritti o copiati da uomini e donne che vivevano in un insediamento molto particolare e situato su una terrazza marnosa situata tra le rocce scoscese del deserto della Giudea che si stendevano lungo il Mar Morto. Questo luogo rappresentava il rifugio desertico degli Esseni, ebrei settari parte dei quali aveva formato una vera e propria comunità monastica.
Questi “monaci ante litteram” abitavano nelle località vicine a Qumran, in tende od altre strutture solide, ma si recavano nell’insediamento per prendere cibo ed acqua o per altri servizi comuni. Gli uomini di questa comunità scrissero i rotoli e li depositarono poi nelle grotte poco lontane dall’insediamento.
Alcuni studiosi ritengono che i rotoli furono nascosti nelle grotte per proteggerli dai Romani che invasero e distrussero anche Qumran durante la campagna militare del 68 d.C. contro la Palestina.
La settima grotta e la misteriosa giara
Nel febbraio del 1955, gli archeologi (sotto la direzione di Padre Roland de Vaux) scoprirono la grotta numero 7, delle 11 esplorate, che conteneva diversi frammenti di papiro scritti in greco, successivamente numerati da 1 a 19. Tra questi c’era anche il famoso 7Q5 identificato da José O’Callaghan come un testo del Vangelo di Marco e datato al 50 circa d.C.
All’interno della grotta furono scoperti anche alcuni vasi di ceramica, tra cui una giara che recava in due punti l’iscrizione in lettere ebraiche RWM. Secondo alcuni potrebbe trattarsi del tentativo di scrivere la parola “Roma” in lettere ebraiche e Roma, come si sa, è la comunità cristiana in cui fu scritto il Vangelo di Marco.
In tal caso, all’interno della giara potrebbe essere stato nascosto uno o più rotoli del Vangelo di Marco; la comunità essena era infatti molto interessata a indagare sulle caratteristiche del Messia che sarebbe venuto ed è proprio l’identità del Messia il tema principale di Vangelo di Marco.
Molti studiosi ritengono invece che sarebbe meglio riconoscere nell’iscrizione il nome di dell’individuo che possedeva la giara. Perché però la giara di un privato si trovava all’interno di una grotta in cui gli Esseni avevano nascosto i loro manoscritti?
Forse uno dei solitari Esseni acquistò in un mercato di una città palestinese una giara posseduta da un certo RWM? A mio parere, l’ipotesi più verosimile è che gli Esseni possedessero una o più copie del Vangelo di Marco e che avrebbero conservato, probabilmente insieme ad altri testi cristiani, all’interno di una giara sigillata e incisa con lettere ebraiche che indicavano la provenienza: Roma.