Nella Bibbia ebraica, il termine כֶּסֶף (kèsef), che significa “argento”, offre uno spunto per esplorare le intersezioni tra economia, spiritualità e etica. Kesef, usato anche per indicare il “denaro”, emerge frequentemente nei testi sacri non solo come moneta di scambio ma anche come simbolo di qualcosa di più profondo.
Significato e uso di kèsef
L’argento, essenziale nei commerci antichi, fungeva da standard di valore e mezzo di scambio affidabile. In Esodo 38,25-26, vediamo un esempio di come l’argento veniva utilizzato nella comunità israelitica:
L’argento dei censiti della comunità ammontava a cento talenti e 1775 sicli, al siclo del santuario. Un beka per testa, mezzo siclo al siclo del santuario, per tutti coloro che erano stati registrati al censimento, dai vent’anni in su, in tutto 603.550.
Questo passaggio mostra l’importanza dell’argento nella strutturazione sociale e religiosa, utilizzato qui per il censimento del popolo e per le offerte al Tabernacolo, evidenziando il suo ruolo nel sostegno delle istituzioni sacre.
Kèsef come mezzo di transazione e simbolo di rispetto
In Genesi 23,16, Abramo usa kesef per acquistare un luogo di sepoltura per sua moglie Sara, dimostrando il rispetto e la dignità attraverso un atto commerciale:
Abramo ascoltò Efron e Abramo pesò a Efron l’argento che egli aveva detto di fronte agli Hittiti: quattrocento sicli d’argento, moneta corrente presso il mercante.
L’uso di un pagamento chiaro e trasparente sottolinea l’importanza del kèsef nella mediazione di relazioni sociali e familiari significative, oltre che nella conformazione a norme etiche e pratiche commerciali giuste.
Il ruolo del denaro nella conservazione delle istituzioni religiose
Il mantenimento del tempio richiedeva risorse significative, come documentato in 2 Re 12,4-5, dove l’argento è centrale nel finanziamento delle riparazioni necessarie:
Joash disse ai sacerdoti: ‘Tutto l’argento delle offerte sacre che viene portato al tempio del Signore, il denaro di ciascuno valutato secondo la persona, tutto il denaro che ciascuno decide di portare al tempio del Signore, i sacerdoti se lo prendano, ciascuno dai suoi offerenti, e con esso riparino le crepe del tempio, dovunque si trovino crepe.
Questo uso di kesef riflette la sua funzione come strumento per la cura e la perpetuazione del culto e degli spazi sacri, collegando l’argento non solo al desiderio di bellezza e funzionalità ma anche al compito religioso e comunitario.
Implicazioni etiche e spiritualità del denaro
Il Nuovo Testamento affronta direttamente la tensione tra il servire Dio e la ricchezza (Mammona), come evidenziato in Matteo 6,24:
Nessuno può servire due padroni: perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
מָמוֹנָא (mamona) deriva probabilmente da una radice che implica affidabilità o essere degno di fiducia. In aramaico, mammona è usato per indicare la ricchezza o il patrimonio considerato sicuro o affidabile. Questo uso semantico riflette il modo in cui le persone possono attribuire al denaro un valore di sicurezza e stabilità nella loro vita.Questo insegnamento di Gesù mette in luce il conflitto intrinseco nel desiderio umano di accumulare ricchezza, che può facilmente diventare un’idolatria che distoglie dall’adorazione di Dio.