Molti pensano all’aldilà, a come si vivrà, perfino a dove sarà. Nel Nuovo Testamento, Gesù di Nazareth, da buon ebreo, pensava che la Resurrezione fosse solo una, alla fine dei tempi.
Così almeno narrano i vangeli che, come sapete, sono stati scritti dai 40 ai 50 anni dopo la sua morte (cfr. per es. Mt 13,40.49).
Gli Ebrei e la fine del mondo
Gli ebrei pensavano, infatti, che alla fine del mondo vi sarebbe stata una resurrezione generale dei corpi, intesi come un tutt’uno e non intesi nel senso dicotomico che caratterizzerà poi il Cristianesimo rivisto in ambito greco e latino (vedi per es. il quadro profetico di Mt 27,51-53)
La “nefesh” – in Ebr. נֶפֶשׁ – era la vita, ossia il “corpo vivificato dall’alito di vita” soffiato da Dio (leggi Genesi 2). L’uomo, perciò, sarebbe risorto come “essere vivente in un corpo”, potremo dire.
Cristianesimo primitivo
Anche Paolo di Tarso, da buon ebreo, ragionava in questo modo. Nessuno, ai suoi tempi, si preoccupava di capire cosa fosse l’aldilà.
Tuttavia, già ai suoi tempi, non mancavano degli accenni alla mistica ebraica, che postulava la possibilità di “viaggi nei vari cieli” di cui era composto l’universo.
Sarà solo con la visione dicotomica – inaugurata da Agostino di Ippona – anima/corpo che inizieranno le speculazione di “dove” andrà l’anima dopo la morte e di come l’essere umano continuerà a vivere.
Lo stagno di fuoco – riservato dagli antichi ebrei alla resurrezione finale – sarà l’esito allora di chi, subito dopo la morte, sarà giudicato indegno del paradiso.
L’aldilà oggi
Dopo questo breve excursus biblico e post-biblico, come pensare oggi ciò che sarà dopo la morte?
Qui, purtroppo, si apre il campo della fede, in una questione che però è troppo importante e che meriterebbe più certezze.
Ma come avere certezze su qualcosa che non si vede e non si tocca?
Origene – III sec. d.C. – parlava di “sensi spirituali” che permetterebbero all’uomo di sentire ciò che i sensi materiali non possono.
È allora questione di sensibilità spirituale, ormai atrofizzata? Forse sì … perché proprio le cose che non si vedono e non si toccano sono le più importanti e proprio quelle durano in eterno.
Il flusso d’Amore che ci avvolge e ci spinge sempre in avanti è invisibile, eppure esiste. Esso non può fermarsi una volta che – secondo una medicina piuttosto arretrata – il cervello avrà smesso di funzionare.
Dobbiamo, allora, aprire gli occhi, ungerli (Ap 2) con il collirio dello Spirito, per vedere cose di cui siamo GIÀ parte integrante!