Il corpo: una parola importante che, nel corso del tempo, ha subito tante trasformazioni semantiche.
La parola corpo viene dalla parola latina corpus che, a sua volta, traduce il verbo greco σῶμα soma Questa parola assomiglia molto a sema che significa però “tomba”. Ciò a causa della concezione che il corpo sia la tomba dell’anima, la sua prigione. Tuttavia, il fatto che il corpo dia anche espressione all’anima giustifica l’altro significato di sema, ossia segno. Perciò il corpo è il segno dell’anima.
In effetti, per il sofisticatissimo sistema della gnosi che costituì la più grande minaccia per il Cristianesimo primitivo, l’anima è prigioniera del corpo e attende di essere al più presto liberata dal suo mortale involucro. L’anima è la scintilla divina nell’uomo che per gli gnostici doveva essere scoperta e riaccesa per salire a una consapevolezza superiore.
Più che all’etimologia, occorre prestare attenzione al significato del corpo lungo i secoli. Perché, come si sa, il significato di un termine si porta dietro anche la cultura che quel significato rappresenta.
Il corpo nell’antichità
Anticamente – ai tempi di Omero per intenderci – il corpo era il canale, lo strumento di mediazione tra l’uomo e il mondo. Da esso riceveva stimoli che venivano recepiti e interpretati in modi diversi da ciascun essere umano. Non esisteva l’io come lo intendiamo oggi, in gran parte una creazione della società che noi semplicemente adottiamo.
Il corpo era una parte del tutto, del chosmos creato dagli dei e non era, invece, al centro dell’universo. L’individuo, così caro alla mentalità odierna, non c’era, perché anch’esso subentrato con l’avvento dell’io moderno. La bellezza del corpo umano, la sua sensibilità, la sua mortalità era parte della sinfonia di tutto quello che vive ed esiste intorno all’uomo.
Il dualismo corpo/anima
Solo con l’avvento del dualismo corpo-anima ad opera di Platone il corpo è diventato non più strumento di comunione col creato, ma come zavorra che impedisce la conoscenza che solo chi si dedica alle cose dell’anima può ottenere.
Un dualismo che si accentua con il genio assoluto di Agostino di Ippona e soprattutto nel periodo seguente, quando il corpo non è più legato alla conoscenza, ma alla concezione di qualcosa che impedisce all’uomo di ascoltare i suggerimenti dell’anima, che lo invitano a seguire la via di Cristo, quella della santità.
Corpo come organismo
Infine, con Cartesio, il corpo è definitivamente privato della sua antica funzione di intermediazione con il cosmo, con il mondo circostante, ma semplicemente ridotto a organismo – parte della res extensa – ossia un insieme di funzioni che solo la res cogitans può adeguatamente indagare.
La Medicina
Nasce la medicina moderna, che cura il corpo/organismo a partire da modelli e teorie elaborate sulla base di statistiche e probabilismi. L’uomo perciò, quando si ammala, non viene più considerato come essere unico e irripetibile. Questa unicità non deve entrare nel processo di cura, definito solo da protocolli verificati(?) e approvati dalla comunità scientifica internazionale.
Quello che il corpo sente, quello che tu senti diventa così totalmente irrilevante nel processo sia di conoscenza della malattia, ma soprattutto in quello di guarigione. E di questa assenza assoluta del senziente – non (solo) paziente – derivano le diagnosi scioccanti che cadono dal cielo come un fulmine, perché – fino a quel momento – ci si sentiva benissimo.