(Articolo di Cecilia Mariotto)
לֹ֥א תִשָּׂ֛א אֶת־שֵֽׁם־יְהוָ֥ה אֱלֹהֶ֖יךָ לַשָּׁ֑וְא
lo’ tissa’ ‘et-shem-YHWH ‘elohèka lashaweh
Non innalzerai il nome del Signore tuo Dio invano
(Es 20,7)
Innalzare il nome del Signore: mi ha colpito molto leggere questa traduzione letterale della Bibbia Ebraica.
Nella tradizione del catechismo parrocchiale ci hanno sempre insegnato i dieci comandamenti come 10 regole importantissime da non violare. Precetti da tenere ben presenti nella confessione, venendo meno ai quali si commettono i peccati.
Studiando ebraico biblico è nato in me il desiderio di capire un po’ meglio cosa significassero queste 10 parole.
Con l’aiuto di uno degli studenti più “anziani” mi sono soffermata su due parole, che per me sono sempre state un gran dilemma. “Non nominare il nome di Dio invano”. Questa è la traduzione, che potremmo definire “popolare”, del secondo comandamento.
Cosa significa nominare?
Non ho mai compreso fino in fondo cosa significasse nominare Dio invano. Ricordo ancora i rimproveri di mia nonna quando mi sfuggiva qualche esclamazione, innocua e per nulla offensiva, come poteva essere “oh mio Dio” o suoi similari.
Allo stesso tempo ho associato per molto tempo questo comandamento ad una perentoria, quanto motivata, dissuasione alla bestemmia.
Grazie al compagno di corso di ebraico, che gentilmente mi ha indicato alcune traduzioni, ho visto che il termine con cui solitamente è tradotto il verbo “nominare” in ebraico è “innalzare”.
Ho voluto approfondire allora il senso di questa parola. Innalzare (in ebraico נָשָׂא ).
Innalzare un nome
Innalzare un nome mi riporta all’immagine del portare qualcuno o qualcosa “sul palmo della mano”, quando lo trattiamo in modo delicato, quando lo vogliamo mostrare con orgoglio agli altri.
E’ un innalzare che indica l’importanza di una scelta, di un impegno, di una promessa, di un nome. E’ portare sul palmo di mano qualcuno o qualcosa a noi cara. In questo caso il Signore.
Ma cosa vuol dire invano?
In ebraico la parola שָּׁ֑וְא (shawe’) ha come significato “senza valore”, oppure “vanità”. Cercando un senso più profondo a questa espressione, quindi, ho trovato una possibile risposta.
Che senso ha “portare sul palmo” il nome del Signore se non gli do valore? Se non do peso, se non do valore ad un nome, e quindi ad un significato e ad un senso, non ho motivo di vantarmene, di “innalzarlo”, perché io stesso sono il primo a non crederci.