Prima delle scoperte di Qumran – ossia dal 1947-1955 – è un anche dopo, molti biblisti di fama mondiale pensavano che il titolo di “figlio di Dio”, così comune nei vangeli, fosse un’espressione tipicamente cristiana e perciò riferita dai cristiani a Gesù, decenni dopo la sua morte e resurrezione.
Il principale esponente di questa tendenza fu il celebre Rudolf Bultmann. Egli sosteneva, giustamente, che molte espressioni contenute nei vangeli e anche brani interi, non fossero da prendere alla lettera, ma tradotti e compresi in chiave esistenziale.
Il testo di Qumran
Ora, a Qumran è presente un testo, etichettato come 4Q246, dove troviamo inconfondibilmente non solo il titolo “figlio di Dio”, ma anche l’altrettanto noto titolo “figlio dell’Altissimo”, applicato al Messia che gli ebrei attendevano da sempre. Si tratta di un testo redatto in uno dei dialetti aramaici, tipici dell’ambiente in cui visse Gesù.
Citiamo qui, solo le prime righe della seconda colonna:
Riga 1: Sarà chiamato figlio di Dio ed essi lo chiameranno figlio dell’Altissimo …
[se vuoi vedere il frammenti di pergamena in aramaico clicca qui]
Questo importantissimo testo non è cristiano, ma autenticamente ebraico e che testimonia il pensiero dei giudei contemporanei di Gesù. Il fatto che in questo ambiente siano presenti queste due espressioni è un fatto assai significativo.
Il Vangelo di Luca
Infatti, esse sono presenti nientemeno nel racconto dell’Annunciazione (Luca 1,26-38), precisamente ai vv. 32 e 35:
Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo
Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio
Tra l’altro, il testo di Luca non solo riprende queste due espressioni, ma anche il verbo “chiamare”, riferito appunto a coloro che attribuiranno a Gesù i titoli prettamente messianici contenuti nel testo di Qumran.
L’importanza di questa scoperta
Infatti, il grande Joseph A. Fitzmyer pensa che il capitolo 1 del vangelo di Luca e forse anche i racconti dell’infanzia contengano antiche tradizioni pre-cristiane scritte in lingua aramaica e che i primissimi seguaci di Gesù – tutti giudei – abbiano usato questi racconti per parlare di Gesù che essi consideravano come il Messia.
Il fatto che questi due titoli siano presenti in un testo che testimonia l’ambiente stesso in cui viveva Gesù e i suoi primissimi seguaci, impedisce di accostare Gesù direttamente al mondo greco, dove esistevano “uomini divini” cui alcuni studiosi lo accostano.
Un testo simile, invece, rivela l’autenticità e l’antichità dei vangeli, poiché in essi sono presenti tradizioni e testi che sono attestati perfino a Qumran, un ambiente abitato dagli Esseni e prettamente giudaico.