Esistono certamente lingue più antiche dell’Ebraico, ma nessuna tra esse ha scavalcato i millenni, continuando a tramandare un linguaggio antico, ricco di umanità e spiritualità.
L’Ebraico può essere definita a buon diritto lingua dell’anima, perché essa seppe dar voce a ciò che gli autori della Bibbia vollero comunicare a tutti noi, per sempre.
L’anima in un nome
Proprio perché lingua della Bibbia – dell’Antico Testamento – attraverso l’Ebraico biblico sono passati modi di pensare e di vivere che caratterizzano la nostra civiltà occidentale.
Basti pensare, per esempio, ai nomi, molti dei quali discendono dalle Scritture ebraiche, che indicano sempre qualcosa dell’identità delle persone che li portano.
Raffaele
Raffaele viene da רָפָאֵל (Rafa’el). Il nome è composto dal verbo רָפָא (rafa) e dal nome di Dio אֵל (‘el). Il verbo significa “guarire” ed è alla terza persona singolare maschile, riferendosi a Dio, perciò: “Dio guarisce”.
Guarisce malattie fisiche, certamente, come la cecità di Tobi, padre di Tobia (leggi Tobia 11), ma anche quelle dell’anima, le più pericolose.
Infatti, la cecità di Tobi non era solo fisica, ma anche interiore, non vedendo come la sua religiosità era attaccata alla morte, più che alla vita, più al legalismo che alle esigenze vere della vita (leggi Tobia 2).
Raffaele, secondo i libri di Enoch, era uno dei sette arcangeli incaricati da Dio a funzioni particolari.
Dare a un bambino il nome di Raffaele, significa dargli il compito di alleggerire le persone, allietarle, facendo scoprire ad esse la semplicità della vita. E il tuo nome, cosa significa?
Simone
Simone viene da שִׁמְעֽוֹן (Shim’on). Il nome è composto dal verbo שָׁמַע (shama’) che significa “ascoltare” (cfr. Gen 29,33). Alcuni leggono anche Simeone, da una lettura errata dell’Ebraico biblico.
Era uno dei dodici figli di Giacobbe.
Simeone, tuttavia, è un nome ugualmente noto nella Bibbia. Basti pensare al vecchio Simeone, che riconobbe in Gesù il messia d’Israele (vedi Luca 2,29-32).
Uno che si chiama Simone dovrebbe essere un tipo che, in genere, sa ascoltare e se ne sta spesso – proprio per questo – in silenzio.
Rachele
Rachele viene da רָחֵל (Rachel). Il nome significa “pecorella”. Era una delle due mogli, preferita rispetto a Lea . Fu madre di Giuseppe e Beniamino (Genesi 35,24).
Una che si chiama Rachele, forse è una persona docile, amabile e che si fa ben volere dalle persone che la amano.
Questi sono alcuni dei nomi comuni in Italiano di cui forse non conoscevi l’origine. Di qui l’importanza dell’Ebraico, una lingua che esprime l’anima delle persone.
Marta
Marta viene niente meno che dall’Aramaico Giudaico-palestinese, la lingua parla da Gesù di Nazareth.
Mar (מָר) significa “Signore”. Celebre è l’invocazione maranatha che significa “Signore vieni” al termine dell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse (22,20).
Mareta (מרתא) è il femminile, perciò significa signora, nel senso anche di padrona. Perciò, essa era in una posizione di predominanza rispetto a Maria, nel celebre episodio (Luca 10,38-41), che ascoltava Gesù.
Una predominanza data dal fatto che ella “serviva” e perciò, in questo, era superiore a Maria, che invece ascoltava.