Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.
Genesi 2,3
In questo versetto vengono usate parole ebraiche molto importanti. La prima è “benedire”, una parola usata solo quando Dio creò l’uomo e la donna (cfr. Genesi 1,22.28).
Cosa significa benedire?
Benedire significa porre qualcosa o qualcuno sotto la protezione di Dio, sotto la sua egida. Non solo però, perché il testo dice che che Dio “consacrò” il settimo giorno, ossia lo sigillò con la prerogativa fondamentale della sua natura: la santità.
Ciò significa che il settimo giorno viene “separato” dal resto della settimana (6+1), perché esso è da riservare a Dio.
In che modo? Attraverso il riposo, non attraverso il far nulla, ma fare “qualcosa di diverso”, dando senso e significato a ciò che si è fatto nel resto dei giorni. Tra l’altro, il numero “sette”, in Ebraico , rappresenta la “totalità, la completezza” ed è come se non possa esistere una settimana senza il settimo giorno.
Cosa significa riposarsi?
In altre parole, i sei giorni lavorativi sarebbero privati del loro scopo supremo, del loro senso profondo, senza questo giorno che potremmo chiamare quasi, per intenderci, “la ciliegina sulla torta”.
La parola “settimana” (shavuà – שָׁבוּעַ), in ebraico, è assai simile al verbo “riposare” (sciavat – שָׁבַת) da cui proviene il nome “sabato” (shabbàt – שַׁבָּת).
La “b” e la “v” in ebraico sono rappresentati dalla stessa lettera, la bet ב). Non si tratta solo di assonanza, ossia di suoni simili, ma di una profonda relazione tra la settimana lavorativa e il giorno che ne rappresenta l’essenza e lo scopo, il giorno di riposo, il settimo giorno.
Il rito
Poiché Dio, nel settimo giorno, cessò da ogni attività, anche l’uomo, in quel giorno, deve cessare ogni attività ordinaria, per dedicarsi ad attività “straordinarie”, ossia a ciò che più conta nella vita, alla famiglia, alla natura – anch’essa creata da Dio – e alla partecipazione dal rito.
Ed il rito non è semplicemente la “messa”, ma un linguaggio, uno spazio, un tempo in cui l’uomo ricorda da dove proviene e la meta verso cui è incamminato.
Il rito, infatti, è una costante ineliminabile da qualsiasi religione, perché ogni religione rappresenta il “cielo sulla terra”, ossia una dimensione dove il tempo si dilata, quasi scompare, poiché tocca il mondo senza tempo e spazio di Dio.
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