(Articolo di Cecilia Mariotto)
וּמַלְכִּי־צֶ֨דֶק֙ מֶ֣לֶךְ שָׁלֵ֔ם הֹוצִ֖יא לֶ֣חֶם וָיָ֑יִן וְה֥וּא כֹהֵ֖ן לְאֵ֥ל עֶלְיֹֽון׃
Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo
(Gen 14,18)
Il pane e il vino: sono due elementi fondamentali per la tradizione cristiana, ma nascono nella Bibbia Ebraica. Dopo aver ascoltato una riflessione di Luca Gavazzi relativa a questo argomento, che considerava l’aspetto del significato esoterico di questi due termini, ho avuto modo di riflettere su alcune cose.
La benedizione del pane e del vino nasce nella Genesi
Per la forza dell’abitudine, parlo personalmente, di vivere alcuni riti e sacramenti nella pratica cattolica, non mi sono mai chiesta che senso avessero il pane ed il vino nella tradizione cristiana.
Scoprire il versetto 18 del quattordicesimo capitolo della Genesi mi ha aperto un mondo. E’ proprio un sacerdote del D-o Altissimo, Melchìsedek, che insieme ad Abramo da inizio alla benedizione del pane e del vino.
Due elementi e alimenti che per molti di noi sono scontati, perchè parte di una tradizione, ma che hanno un senso profondo nelle origini.
Il pane (in ebraico לֶ֣חֶם ) è l’alimento che da sostanza, nel dizionario Devidson si trova il significato sia di pane, ma anche di cibo, qualcosa che riempie, che da sostentamento. Mentre il vino (in ebraico יָ֑יִן ) ha significato anche di un qualcosa che fermenta, che in qualche modo produce una reazione.
Una possibile chiave di lettura
L’autore della riflessione, che rientra in un’ottica Kabalistica, esprime alcune considerazioni su una possibile interpretazione delle parole pane e vino.
Il pane può essere la sostanza, il testo scritto della Torah. Il vino, invece, è l’aspetto più profondo, ovvero ciò che scorre nelle vene, quindi l’interiorizzazione dei significati che la Torah trasmette.
Questa chiave di lettura, che può essere o meno condivisa, mi ha dato la possibilità di pormi domande sul senso di un rito, che fa parte della liturgia cattolica, che per troppo tempo ho dato per scontato, senza pormi domande o senza trovare spunti che mi permettessero di approfondirne il senso.
Avere la possibilità di approfondire l’ebraico biblico mi aiuta davvero ad aprire porte di cui nemmeno conoscevo l’esistenza.