Giudici 8: Gedeone e la sua lotta contro i Madianiti
Il capitolo 8 del libro dei Giudici continua a narrare le gesta di Gedeone, un eroe che emerge durante un periodo di grande oppressione per il popolo d’Israele. Il suo nome ebraico, גִּדְעוֹן (Gid’on), significa “colui che abbatte”, un riferimento simbolico alla sua missione di distruggere gli idoli e combattere contro i nemici di Israele.
Un altro nome con cui viene chiamato è Ierub-Baal, יְרֻבַּעַל, che significa “contendere (contro) Baal”, indicativo della sua lotta contro l’idolatria prevalente all’epoca.
Il capitolo inizia con Gedeone che, tornando dalla battaglia, viene criticato dagli uomini di Efraim per non essere stato chiamato a combattere fin dall’inizio.
Gedeone, con saggezza, placa la loro ira sottolineando l’importanza del loro contributo. Prosegue poi perseguitando i re madianiti Zebach e Zalmunna, che avevano causato grandi sofferenze a Israele. Dopo averli catturati, vendica la morte dei suoi fratelli uccidendoli e rifiuta la proposta del popolo di regnare, affermando che l’unico sovrano di Israele è il Signore.
Nonostante il suo rifiuto del potere regale, fa forgiare un efod con gli ori presi in battaglia, che diventa poi un oggetto di idolatria, portando a nuove derive per il popolo. Alla sua morte, Israele ritorna a venerare gli idoli dei Cananei, dimostrando una breve memoria delle gesta eroiche di Gedeone.
Giudici 9: Abimelech, il regno di terrore
Il nome Abimelech, אֲבִימֶלֶךְ (Avimelekh), significa “il re è mio padre”, sottolineando il suo desiderio e la sua pretesa al potere. Questo capitolo racconta la tragica ascesa e caduta di Abimelech, figlio di Gedeone, che non eredita la modestia o la devozione del padre.
Dopo la morte di Gedeone, Abimelech si rivolge ai suoi parenti a Sichem per ottenere supporto, aspirando al trono. Con astuzia e crudeltà, convince i cittadini di Sichem a finanziare l’assassinio dei suoi settanta fratelli, stabilendosi come unico leader. Solo Iotam, il più giovane, sopravvive e pronuncia una parabola maledicente, preannunciando la rovina di Abimelech e di Sichem.
Abimelech regna per tre anni, ma la sua tirannia porta instabilità. A Sichem, crescono il malcontento e la ribellione, culminanti in aperte battaglie. Nel tentativo di sopprimere una rivolta, Abimelech attacca e brucia la torre di Sichem, uccidendo molte persone. La sua fine arriva durante l’assedio della città di Tebez: una donna getta una macina dalla torre, colpendolo alla testa. Mortalmente ferito e desideroso di evitare l’umiliazione di essere stato ucciso da una donna, Abimelech chiede al suo scudiero di ucciderlo, segnando una conclusione ignominiosa al suo breve e violento regno.
Questi capitoli del libro dei Giudici offrono una riflessione profonda sulla natura del potere, sulla responsabilità del leader e sulla fragilità delle conquiste morali. La storia di Gedeone e Abimelech serve come monito sulle conseguenze dell’ambizione personale e sulla necessità di una leadership giusta e fedele agli ideali divini.