TESTO EBRAICO:
14וַיֹּ֣אמֶר אֱלֹהִ֗ים יְהִ֤י מְאֹרֹת֙ בִּרְקִ֣יעַ הַשָּׁמַ֔יִם לְהַבְדִּ֕יל בֵּ֥ין הַיֹּ֖ום וּבֵ֣ין הַלָּ֑יְלָה וְהָי֤וּ לְאֹתֹת֙ וּלְמֹ֣ועֲדִ֔ים וּלְיָמִ֖ים וְשָׁנִֽים׃ – wayyo’mer ‘Elohim yehy me’orot birqia’ hashamayim lehavdil ben hayyom uven hallaylah wehayu le’otot ulemo’adim uleyamim weshanim
15וְהָי֤וּ לִמְאֹורֹת֙ בִּרְקִ֣יעַ הַשָּׁמַ֔יִם לְהָאִ֖יר עַל־הָאָ֑רֶץ וַֽיְהִי־כֵֽן׃ – wehayu lime’orot birqia’ hashamayim leha’ir ‘al-ha’arets wayehy-ken
16וַיַּ֣עַשׂ אֱלֹהִ֔ים אֶת־שְׁנֵ֥י הַמְּאֹרֹ֖ת הַגְּדֹלִ֑ים אֶת־הַמָּאֹ֤ור הַגָּדֹל֙ לְמֶמְשֶׁ֣לֶת הַיֹּ֔ום וְאֶת־הַמָּאֹ֤ור הַקָּטֹן֙ לְמֶמְשֶׁ֣לֶת הַלַּ֔יְלָה וְאֵ֖ת הַכֹּוכָבִֽים׃ – wayya’as ‘Elohim ‘et-shene hamme’orot haggedolim ‘et-hamma’or haggadol lememshelet hayyom we’et-hamma’or haqqathon lememshelet hallaylah we’et hakkokavim
17וַיִּתֵּ֥ן אֹתָ֛ם אֱלֹהִ֖ים בִּרְקִ֣יעַ הַשָּׁמָ֑יִם לְהָאִ֖יר עַל־הָאָֽרֶץ׃ – wayyitten ‘otam ‘Elohim birqia’ hashamayim leha’ir ‘al-ha’arets
18וְלִמְשֹׁל֙ בַּיֹּ֣ום וּבַלַּ֔יְלָה וּֽלֲהַבְדִּ֔יל בֵּ֥ין הָאֹ֖ור וּבֵ֣ין הַחֹ֑שֶׁךְ וַיַּ֥רְא אֱלֹהִ֖ים כִּי־טֹֽוב׃ – welimshol bayyom uvallaylah welahavdil ben ha’or uven hachosheq wayyar’ ‘Elohim ki-thov
19וַֽיְהִי־עֶ֥רֶב וַֽיְהִי־בֹ֖קֶר יֹ֥ום רְבִיעִֽי׃ פ – wayehy-‘erev wayehy-voqer yom revi’i
TRADUZIONE:
Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni
e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne:
Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra
e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
***
Il quarto giorno: l’apice della creazione
Il quarto giorno si trova al centro del settenario, una posizione centrale. L’importanza di ciò che viene creato in questo giorno è data anche dal fatto che esso è in profonda relazione sia con il primo che con il settimo giorno della creazione.
Col primo, perché in esso fu creata la luce – in ebraico ‘or (אֹֽור) – che non coincide esattamente con la luce emanata dagli astri. Le luci del firmamento sono intese, infatti, come semplici lampade – in ebraico ma’or (מָּאֹ֤ור) – e non come l’origine della luce.
Tra l’altro, si nota un certo tecnicismo nella descrizione del sole e della luna che non vengono nominati per nome. Si nominano solo le stelle – in ebraico kokavim (הַכֹּוכָבִֽים). Diversamente da altre tradizioni religiose, come per esempio in Egitto, il sole e la luna non hanno qui attributi divini, ma sono semplici fonti di luce con funzioni specifiche.
Il sole e la luna – le grandi luci – servivano anzitutto per separare il giorno dalla notte. Per l’ultima volta ricorre il verbo separare – in ebraico badal all’hiphil – così ricorrente nei primi quattro giorni della creazione. Ma c’è anche un altro verbo importante: regolare, in ebraico mashal.
Questo verbo dovrebbe più opportunamente essere tradotto con governare, stabilire. Infatti, il sole e la luna sono i punti di riferimento fondamentali per il calendario delle feste.
Nella Bibbia di Gerusalemme troviamo il termine stagioni che però non rappresenta la traduzione esatta del termine ebraico moed che più opportunamente, in tale contesto, dovrebbe essere reso invece con feste, in linea con l’interesse prettamente cultuale dell’autore sacerdotale responsabile della redazione del brano (cfr. anche Numeri 10,10; Isaia 33,20).
Del resto il senso profondo (e forse più antico) delle feste ebraiche è profondamente legato alla successione delle stagioni. La funzione del sole e della luna è perciò quella di essere segni – in ebraico ‘otot (אֹתֹת֙)– per la scansione del tempo sacro e non solo di quello profano.
Perché il quarto giorno?
Perché però questo versetto occupa la posizione centrale nel settenario? Abbiamo già detto che agli occhi dell’autore sacerdotale il culto presso il Tempio di Gerusalemme ricostruito era di somma importanza. Ma perché proprio il quarto giorno?
Alcuni pensano che alla base di questo computo vi sia il cosiddetto calendario dei sabati, conosciuto dall’autore dei Libro dei Giubilei, un testo chiave della tradizione enochica, la cui opera centrale è il famoso Libro di Enoch. Ebbene, questo calendario di 364 giorni era composto tra quattro trimestri di 30 giorni ciascuno con l’aggiunta di un giorno intercalare.
Questa organizzazione del calendario permetteva che il 1 e il 15 giorno di ogni primo mese del trimestre cadesse esattamente il quarto giorno della settimana.
Ed era proprio in questo quarto giorno che cadevano le feste più importanti del calendario ebraico, ossia Capodanno, Pasqua e Festa delle Capanne, senza che tali ricorrenze cadessero mai di sabato.
Si pensa anche che in seguito all’abbandono di questo calendario, per uniformarsi al calendario lunare ufficiale in uso presso i contesti culturali ellenistici, alcuni ebrei si allontanarono da Gerusalemme per stabilirsi a Qumran.Qui gli Esseni avrebbero poi mantenuto in vigore il calendario di 364 giorni.