Nei primi due capitoli della Genesi, si narrano due diversi resoconti della creazione. Il primo (Gen 1,1-2,4) è generalmente datato al VI sec. a.C. e sarebbe stato scritto dagli ebrei che furono esiliati i Babilonia.
Il secondo, (Gen 2,4 ss.) sarebbe stato scritto nella stessa epoca, ma sarebbe stato scritto dagli ebrei che erano restati in patria, in Giudea. Questo è, in linea di massima, la tesi che gran parte degli studiosi di Antico Testamento condividono.
Diverse immagini di Dio: gli ebrei esiliati
Questo è il contesto storico e sociale da cui bisogna poi saper sapientemente inquadrare gli elementi che compongono il racconto, immagini di Dio comprese. Nel primo capitolo, Dio viene raffigurato come un essere trascendente, al di fuori della scena umana e che crea avvalendosi della parola.
Egli viene presentato come il Dio del cosmo, che crea tutto ciò che esiste (cfr. Gen 1,1) sconfiggendo le tenebre e facendo emergere la terra. Questa immagine direi “cosmopolita” di Dio deriva dal contatto degli ebrei con la cultura e la mitologia babilonese.
Gli ebrei, lontani dalla patria, dovettero faticare non poco a coniugare la loro immagine di Dio con il contesto in cui abitavano. Ecco che allora, essi dovettero raffigurarsi Dio come il creatore del cosmo. Quel Dio nazionale che essi conoscevano, era allora anche il Dio creatore del mondo e di tutto ciò che esiste.
L’immagine di Dio secondo i giudei rimasti in patria
Nel secondo (ed anche nel terzo capitolo) racconto della creazione, Dio, invece, viene raffigurato in modo diverso. Non si tratta di un dio diverso, ma di un contesto storico e sociale diversi.
Il Dio che plasma l’uomo dalla terra (cfr. Gen 2,7), che costruisce un giardino e che ordina di coltivare la terra è il Dio di contadini, di gente abituata a lavorare la terra. Proprio come quei “campagnoli” che furono lasciati in Giudea dai Babilonesi che si portarono via invece il meglio della popolazione e dei beni (cfr. Ger 52).
Quest’ultima immagine di Dio è presente, anche se un po’ modificata, anche nel capitolo terzo della Genesi, dove si narra il racconto della trasgressione dei primi due esseri umani. Un Dio vicino alla terra, dunque, concreto e che passeggia nel giardino dell’Eden, un dio quindi che è vicino all’uomo e alle sue quotidiane occupazioni.
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