Oppure è l’uomo che, con le sue scelte, vive male sulla terra?
All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
Genesi 3,17
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita
Dio non aveva affatto detto di non toccare l’albero della conoscenza del bene e del male. Egli aveva semplicemente detto: non devi mangiarne.
Dio è un dittatore?
Certamente, lo sapevamo anche prima (cfr. Gen 2,17), ma qui vien detto che il primo uomo ha ascoltato la voce della moglie che aggiunse il comando di ‘non toccare’ al ‘non mangiare’. È come se si volesse dire che Dio non c’entra nulla con l’immagine che di lui viene data.
Dio non c’entra nulla con l’immagine di dittatore e nemico dell’uomo che spesso noi gli affibbiamo a causa della nostra angoscia. Fin qui il discorso fila.
Di quale terra si sta parlando?
Ma che c’entra la terra? Perché viene maledetta? Anzitutto, di quale terra si sta parlando? Non certamente dell’Eden, o di ciò che esso rappresenta.
Se, infatti, il paradiso terrestre è anzitutto la condizione esistenziale di comunione con Dio, chi non è in comunione con lui, chi preferisce mettersi al suo posto vive al di fuori di esso.
Vive in una terra, in una condizione di vita – ‘adam viene da ‘adamah – che non è feconda, una vita lontana dalle proprie origini.
La terra sfruttata dall’uomo
Lontani da Dio e da se stessi, si dimentica l’originaria appartenenza alla madre terra, che diventa solo terreno da sfruttare e da investire per arricchirsi.
Ma la terra, così sfruttata, prima poi diventa sterile, contaminata e muore. La maledizione di Dio non è dunque all’origine di un processo, ma è la constatazione amara che l’autore della Genesi fa allorché sperimenta quanto sia dura una vita senza Dio;
quanto sia stata dura la lontananza dalla terra promessa e come ora sia tutto così difficile da ricostruire.
La madre terra è sempre benedetta
La madre terra è e resterà sempre benedetta. Solo l’uomo, con le sue libere scelte, può renderla maledetta, ossia anch’essa privata della sua originaria funzione: quella di sostentare l’uomo e non di contribuire a farlo diventare un dio!
Ma la terra, così sfruttata, diventa arida e ostile anche per l’uomo che da essa vuole semplicemente trarre il necessario per vivere.
Ne sanno qualcosa le popolazioni dell’Africa, che soffrono la fame e la sete perché le risorse della terra sono impiegare per arricchire e sfamare meno di un terzo del pianeta.
Se queste fossero distribuire più equamente, anche le popolazioni africane – o di altri paesi – avrebbero la possibilità di lavorare e di rendere più abitabile il loro ambiente.
La vita dal di fuori dell’Eden
L’uomo e la donna vivono al di fuori del paradiso terrestre, quando scelgono di poter fare da soli, di mettersi al posto di Dio, di poter vivere senza alcun punto di riferimento.
Nell’illusione di potere dominare da soli la paura e l’angoscia sempre emergenti. Era la riflessione amara dell’ebreo rientrato in Giudea dopo l’esilio – alla fine del VI sec. a.C. – ed è anche la riflessione di chi vede intorno a sé solo macerie e rovine e deve ricostruire tutto.
Ma basta che l’uomo s’inginocchi davanti a Dio, ponendo tutta la propria fragile umanità nelle sue mani che subito la terra, il suo ambiente, il suo lavoro, ciò che fa ogni giorno tornano ad essere una benedizione per lui. Tutto dipende da noi, in questo caso, e non da Dio!