La parola מָוֶת (màwet) deriva dalla radice semitica MWТ, che si ritrova anche in altre lingue semitiche, come l’accadico (“mūtu”) e l’ugaritico (“mt”). Questi termini condividono il significato di “morte” o “cessazione della vita”, suggerendo un’origine comune e una continuità culturale tra le civiltà del Vicino Oriente antico. L’associazione con divinità della morte o con concetti di mortalità conferma che la radice MWТ rappresentava un aspetto essenziale dell’esperienza umana già in epoche remote.
Panoramica biblica essenziale
Nella Bibbia ebraica, מָוֶת appare in diverse tipologie di testi, ciascuna delle quali offre sfumature particolari al concetto di morte:
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Morte fisica: la forma più comune del termine si riferisce alla cessazione della vita biologica. Questo uso si trova spesso in narrazioni storiche, leggi e poesie. In 1 Samuele 20,3, per esempio, Davide afferma: “Come vive il Signore e come vive l’anima tua, non c’è che un passo fra me e la morte (מָוֶת)”. Qui, il termine è usato per esprimere l’imminente pericolo fisico.
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Condizione di sofferenza o desolazione: מָוֶת è anche utilizzato per descrivere situazioni di sofferenza estrema o disperazione, come in Salmi 18,5-6: “Corde della morte mi avevano circondato, torrenti di perdizione mi avevano spaventato. I legami dello Sheol mi avevano avvolto, i lacci della morte (חֶבְלֵי מָוֶת) mi stavano davanti.” In questo passo, la morte non è solo una fine fisica, ma rappresenta un pericolo esistenziale imminente e una condizione di angoscia .
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Azione della morte: in vari passi, la morte è personificata e considerata come una forza attiva o una potenza che può afferrare o distruggere. Un esempio è Osea 13,14: “Li riscatterò dal potere dello Sheol, li redimerò dalla morte (מָוֶת). O morte, dov’è il tuo pungiglione? O Sheol, dov’è la tua distruzione?” Qui, la morte è vista come un’entità con la quale Dio può confrontarsi e vincere, suggerendo un’idea di dominio o potere sulla vita .
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Morte metaforica: nei libri sapienziali e profetici, מָוֶת assume significati metaforici, rappresentando la separazione da Dio o una condizione di peccato. La morte, in questi casi, è una metafora della lontananza da Dio e dalla vita spirituale, come si evince anche dalle espressioni dei profeti che usano מָוֶת per indicare il giudizio divino o la rovina di una nazione. Un esempio di uso metaforico di מָוֶת come rappresentazione di una condizione spirituale o di separazione da Dio si trova in Proverbi 14,12: “C’è una via che sembra diritta all’uomo, ma alla fine conduce alla morte (מָוֶת).
La morte nelle grandi tradizioni religiose
La comprensione della morte come concetto non si limita alla Bibbia ebraica, ma attraversa molte culture e religioni del mondo, ciascuna con la propria visione e simbologia. Se nella tradizione biblica מָוֶת (màwet) riflette una varietà di significati che vanno dalla cessazione fisica alla separazione spirituale da Dio, le grandi religioni del mondo condividono e ampliano questa prospettiva con sfumature diverse.
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Cristianesimo: nel Cristianesimo, questa visione si approfondisce con la resurrezione di Gesù, che promette la vita eterna ai credenti, trasformando così la morte da nemico ultimo a passaggio verso la salvezza e la comunione con Dio. La morte è quindi un’esperienza transitoria, superata dalla fede nella resurrezione.
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Islam: similmente, l’Islam considera la morte un passaggio verso l’aldilà, dove ogni persona sarà giudicata in base alle proprie azioni. Il termine arabo “mawt” è strettamente correlato alla radice semitica MWТ, e rappresenta il momento in cui l’anima lascia il corpo per proseguire verso la resurrezione e il giudizio finale. Nella tradizione islamica, la morte non è vista come una fine, ma come una transizione verso una vita eterna che può essere di beatitudine o di tormento.
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Induismo e Buddismo: in queste tradizioni, la morte è considerata parte di un ciclo continuo di nascita, morte e rinascita (samsara). Nell’induismo, l’anima immortale (atman) attraversa molte vite fino a raggiungere la liberazione (moksha) dal ciclo delle reincarnazioni. Nel buddismo, invece, il concetto di rinascita è legato al karma e alla cessazione del desiderio, con l’obiettivo di raggiungere il Nirvana, uno stato di liberazione dal ciclo della sofferenza e della morte.
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Religioni antiche e altre tradizioni: nelle antiche religioni politeiste, come quella egizia, la morte era strettamente connessa con l’aldilà e la preparazione per la vita dopo la morte. Le pratiche funerarie elaborate, come la mummificazione, riflettono la credenza in un’esistenza oltre la morte fisica, dove l’anima continua a vivere in un’altra dimensione. Anche le religioni animiste e sciamaniche vedono la morte non come una fine, ma come un momento di passaggio, in cui l’anima può tornare a comunicare con il mondo dei vivi.