Così dicevo nel mio “Il libro segreto di Gesù”:
Ricostruiamo dunque la scena del crimine, mettendo insieme tutti gli indizi fin qui raccolti: Gesù morì in croce il sesto giorno della settimana – 7 aprile del 30 d.C. – probabilmente a causa delle profonde ferite che provocarono una cospicua perdita di sangue e una fatale disidratazione.
La sequenza degli eventi
Giuseppe di Arimatea chiese a Pilato il permesso di prelevare il cadavere di Gesù dalla croce e, forse insieme a Nicodemo,
lo cosparse di essenze aromatiche, gli serrò le mandibole con un fazzoletto – il sudario – legato intorno alla testa e poi avvolse l’intero cadavere con un unico lenzuolo, la Sindone.
Dopo aver percorso un breve tratto in discesa, Giuseppe di Arimatea raggiunse un sepolcro da lui stesso fatto scavare nella roccia.
Depose il cadavere di Gesù sulla base rocciosa della nicchia scavata nella parete destra di una piccola camera sepolcrale a cui si accedeva passando per un ingresso – la porta – chiuso da un pesante masso di pietra,
di forma tonda o quadrata, che a mo’ di tappo sigillava la tomba. era il pomeriggio tra il sesto e il settimo giorno della settimana (7-8 aprile del 30 d.C.).
Era la vigilia dello shabbat
Di lì a poco, sarebbe iniziato lo shabbat, giorno in cui ogni lavoro manuale era severamente proibito e perfino gli spostamenti fisici erano drasticamente limitati.
Quell’anno lo shabbat coincideva con la festa più importante del calendario ebraico: la Pasqua.
Cosa accadde dentro la tomba: la mia ipotesi
A un certo punto del periodo tra lo shabbat (8 aprile) e il primo giorno della settimana (domenica 9 aprile) – proba- bilmente all’alba – nel buio del sepolcro,
per una misteriosa combinazione di leggi fisiche solo in minima parte conosciute dall’uomo, si produsse un singolarissimo evento causato non dall’esterno, ma avvenuto all’interno dell’involucro in cui era stato avvolto il cadavere di Gesù.
Qualcosa che riguardava non il corpo in salute e pieno di vigore del Gesù di qualche tempo prima, quando si trasfigurò davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni.
Un corpo, invece, cosparso di ferite, lacerazioni e sangue, un cadavere che portava in sé i segni del più atroce dei supplizi.
Dal corpo straziato di Gesù si sarebbe sprigionata una luce assai simile a quella del Sole, composta cioè dall’intera gamma dei raggi luminosi, compresi quelli nelle regioni estreme dell’ultravioletto.
Tale radiazione, interna e probabilmente fatta di luce pulsante, avrebbe conferito una nuova struttura al corpo di Gesù, come se esso consistesse ormai di quella stessa luce abbagliante.
Come il raggio solare penetra attraverso i vetri senza modificarsi in alcun modo, così il corpo luminoso di Gesù avrebbe attraversato, irradiandolo, il lenzuolo che lo ricopriva.
Questa Sindone non cadde per terra, ma restò adagiata sulla base di pietra, ormai vuota, con il sudario sottostante ancora al suo posto, e mantenendo la forma che aveva assunto quando avvolgeva la testa di Gesù.
Dà un’occhiata ai libri che ho scritto:
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