Oltre a ciò che è stato detto, oggi [ossia alla fine degli anni Cinquanta] è evidente che lo stile di vita dei patriarchi e la natura dei loro spostamenti, come sono descritti nella Genesi, si adattano bene all’ambiente culturale e politico dell’inizio del Secondo millennio.
I patriarchi sono descritti come seminomadi che vivono sotto le tende, spostandosi su e giù per la Palestina e spingendosi talvolta verso i suoi confini alla ricerca di pascoli stagionali per le greggi e, occasionalmente, compiendo viaggi più lunghi in Mesopotamia o in Egitto.
Stile di vita dei patriarchi
Essi non erano veri beduini; non si avventuravano né girovagavano nel deserto, se non nelle vie in cui erano disponibili adeguate risorse idriche (per es. la strada verso l’Egitto).
I patriarchi si accampavano frequentemente vicino alle città e pare che i loro rapporti con gli abitanti fossero pacifici; occasionalmente essi vi risiedevano per il tempo necessario a coltivare la terra, anche se in misura limitata (per es. Gen 26,12).
Tuttavia essi non abitavano stabilmente nelle città (ad eccezione di Lot), né si integravano con la popolazione urbana; non possedevano terre ad eccezione di modesti appezzamenti di terra comprati per seppellire i loro morti (capp. 23; 33,19; 50,5).
In breve, essi sono descritti non come nomadi su cammelli come accadrà invece in tempi più recenti ed ancor oggi. Essi erano allevatori seminomadi di pecore e di altro bestiame piccolo; usavano gli asini come bestie da soma e limitavano i loro spostamenti nelle terre abitate, fino ai loro confini, dove potevano trovare pascoli stagionali.
I rari accenni ai cammelli (per es. capp. 12,16; 24) sembrano essere nulla più di ritocchi anacronistici introdotti per rendere più vivaci le storie a lettori posteriori; infatti, nei racconti della Genesi non compaiono dei veri e propri nomadi su cammelli.
E così dev’essere. Sebbene il cammello fosse ovviamente conosciuto fin dai tempi più antichi e sebbene dei casi isolati di addomesticamento possano esserci stati in qualsiasi periodo (è probabile che i nomadi mantenessero gruppi di cammelli in uno stato semi-selvatico per assicurarsi il latte, il pelo e la pelle), sembra comunque che l’addomesticamento vero e proprio di questi animali per impiegarli poi come mezzi di trasporto avvenne tra il XV e XIII secolo a.C. in Arabia. [ … ]
Anche gli spostamenti dei patriarchi si adattano bene alla situazione dell’inizio del II millennio. [ … ] La facilità con cui i patriarchi viaggiavano dalla Mesopotamia alla Palestina e viceversa si accorda bene con il quadro che emerge dai testi di Mari, i quali evidenziano che scambi liberi, non impediti da barriera alcuna, erano possibili in tutte le zone della Mezzaluna fertile.
Gli spostamenti dei patriarchi in Palestina si adeguano perfettamente alla situazione che emerge nei Testi di esecrazione, quando il paese non era sotto lo stretto controllo degli egizi ed era ancora (soprattutto nella parte montuosa centrale e meridionale) scarsamente popolato.
Le immagini di Beni-Hasan illustrano bene la facilità con cui gruppi di persone potevano muoversi dall’Asia all’Egitto e il Racconto di Sinuhe evidenzia la facilità delle comunicazioni tra l’Egitto e l’area siro-palestinese.
(Tratto da J. Bright, A History of Israel, 1980, pp. 80-82)