Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo
Genesi 4,2
Diversamente da Caino, il testo non fornisce alcuna spiegazione esplicita del nome Abele (in Ebr. הֶבֶל). Il nome viene dal verbo ebraico haval (הָבַל), che significa “qualcosa di leggero, perfino vacuo” ed è infatti usato nel libro di Qoelet col significato di soffio.
Abele, una persona leggera
Fondamentalmente, l’idea è quella di leggerezza, perfino di spensieratezza. Insomma, il nome di Abele trasmette subito una nota di freschezza, di qualcosa di non necessario e per questo di divertente, di leggero. Un’idea che trova sostanza nel mestiere che Abele svolge, a differenza di Caino.
Nel capitolo precedente, il suolo – in Ebraico adamàh (אֲדָמָה) – era stato maledetto a causa della trasgressione di Adamo ed Eva. Occupandosi della coltivazione del suolo, Caino sperimenta tutta la frustrazione tra l’impegno che egli mette nel lavorare la terra e il frutto che ne ricava (cfr. infatti Genesi 3,17-18).
Abele, invece, è un pastore. Un’occupazione assai più libera rispetto a quella di Caino. Tra l’altro, è ben noto l’antico dissapore tra gli agricoltori e i pastori. I primi sopportavano malvolentieri la presenza di greggi nei paraggi dei loro campi, poiché le pecore spesso e volentieri brucavano le piantagioni in essi coltivati.
Se dunque etimologia del nome “Caino” indica un uomo forte, rude e tutto racchiuso e chiuso nel lavoro dei campi, l’etimo di “Abele” indica invece freschezza, libertà e spensieratezza, unite ad un mestiere che in qualche modo domina ed insidia il lavoro dei campi. Una situazione di conflitto che avrà ben presto le sue conseguenze!