Il ben noto brano di Genesi 19 – insieme a Levitico 18 e 20 – è stato sempre usato dalla morale giudaico-cristiana per condannare il peccato dell’omosessualità. In questo articolo ci chiediamo se ciò sia giustificabile alla luce di una attenta lettura di quel brano.
Il versetto incriminato è soprattuto il quinto, dove leggiamo:
[Gli abitanti di Sodoma] chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!».
Analisi filologica dei termini
Il verbo “abusare” tradurrebbe l’ebraico יָדַע (yada’) che può certamente significare “avere rapporti sessuali”, ma anche semplicemente “conoscere”. Tra l’altro, in Levitico 18,22 e 20,13 il verbo che indica rapporti omosessuali è שָׁכַן (shakan) e non yada’.
Nel brano biblico, Lot è chiamato “straniero” dagli abitanti di Sodoma ed avrebbe così oltrepassato i suoi diritti avendo accolto due persone ignote ai Sodomiti, che giustamente – intendendo il significato di yada’ come “conoscere” – gli avrebbero detto:
[Gli abitanti di Sodoma] chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché capire chi sono».
Il brano parallelo di Giudici 19
Tuttavia, questa interpretazione del verbo non è in linea con ciò che si dice dopo, perché l’offerta della figlia di Lot per risparmiare i due sue ospiti rivela che si tratta comunque di una aggressione sessuale. Tra l’altro, sembra che i Sodomiti non siano solo “omosessuali”, perché Lot offre ad essi sua figlia.
Il brano quasi parallelo di Giudici 19, mostra che il vero crimine dei Sodomiti non è tanto e solo l’abuso sessuale di matrice omosessuale, quanto – attraverso questo atto di aggressione sessuale – il disprezzo più totale del sacro diritto all’ospitalità.
Tra l’altro, nell’Antico Vicino Oriente, in Mesopotamia, dopo una guerra vinta non era così inusuale praticare atti di sodomia nei riguardi degli uomini sconfitti, privando essi dell’onore e della condizione di maschi. Forse, anche a Sodoma gli abitanti di quella città volevano fare lo stesso con i due ospiti di Lot.
Il vero peccato di Sodoma
Il fatto che l’atto sarebbe stato compiuto da tutti gli abitanti di Sodoma, rivela non tanto un atto omosessuale così come noi lo concepiamo oggi, bensì un atto di grande arroganza e disprezzo delle leggi e dell’essere umano. Una totalità del male che poi sarà la causa della distruzione di Sodoma (cfr. Genesi 18).
Quindi, il peccato di Sodoma non è tanto l’omosessualità, quanto l’orgoglio, l’aggressione e l’inospitalità. Infatti, in altre parti della Bibbia dove si riprende l’episodio di Sodoma, mai si fa parola dell’eventuale peccato sessuale. In Ezechiele per esempio leggiamo:
«Ecco, questa fu l’iniquità di tua sorella Sòdoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all’indigente … »
Cap. 16,49
Perfino nei vangeli, Sodoma viene presa a modello non per condannare l’omosessualità, quanto la mancata ospitalità:
Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
Luca 10,10-12
Perché allora Sodoma diventò sinonimo di peccato sessuale?
L’accostamento del brano alla condanna dell’omosessualità avvenne forse intorno al III sec. a.C., quando il Giudaismo iniziò a confrontarsi con lo stile di vita greco e perciò con la pederastia e la nudità dei maschi durante gli esercizi sportivi.
Da quel tempo in avanti, si iniziò a condannare non solo l’omosessualità, ma anche i rapporti non finalizzati alla procreazione (cfr. anche Lettera di Giuda vers. 7). Tutto ciò è poi passato in modo sotterraneo anche tra i cristiani e sempre più nelle epoche successive.
Per questi motivi, bisogna fare attenzione a basare la condanna morale dell’omosessualità su testi che non possono essere interpretati con filtri e metri di giudizio che nulla hanno a che fare con il contesto storico letterario cui brani come questi appartengono.
Cfr. T. Römer, L’omosessualità nella Bibbia e nell’Antico Vicino Oriente, Claudiana 2019.