(Articolo di Cecilia Mariotto)
לֹֽ֣א תַֽעֲשֶׂ֨ה־לְךָ֥֣ פֶ֣֨סֶל֙
lo’ ta’aseh leka pèsel
Non ti farai idolo
(Es 20,4)
Un idolo. Che cos’è quindi? Che significa che ci facciamo idoli? Letteralmente la traduzione dall’ebraico sarebbe “non farai per te un idolo”.
Cos’è un idolo?
Il termine ebraico con cui traduciamo “idolo” è פֶ֣֨סֶל֙ (pèsel), che letteralmente sarebbe immagine scolpita. Il nome viene dal verbo פָסַל (pasal) che significa “intagliare, dare una forma” a qualcosa. Il versetto continua:
Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
Questo significato ci rimanda ad un senso. Un’immagine scolpita ci fa pensare a qualcosa creata dalla nostra mano, ma non solo, anche dalla nostra “immaginazione”. Una “immagine” – in ebr. תְּמוּנָה (temunah) – è qualcosa che rappresenta qualcos’altro.
Non è quindi una semplice immagine, che può derivare dalla nostra fantasia o immaginazione, ma prende una forma propria, che noi stessi gli diamo, che noi stessi “scolpiamo”.
Possiamo pensare allora che con questa parola, presente nel versetto di Esodo 20,4 il Signore rimandi ciascuno di noi al fatto che c’è un oltre che non può essere scolpito dalla nostra mano, che non può essere raffigurato o riprodotto.
Riprodurre un’immagine
Solitamente quando “scolpiamo” o riproduciamo un’immagine con molta facilità inseriamo i nostri filtri personali. La realizziamo secondo le nostre esigenze, secondo i nostri criteri, secondo le nostre preferenze.
Gli diamo le dimensioni che più ci aggradano, creando proporzioni e armonie che corrispondono ai nostri criteri di bellezza e di importanza. E così i colori e le sfumature.
Un’immagine scolpita assume un volto, una forma, un’espressione particolare.
Guardare un volto scolpito dalle nostre mani sarebbe negarci il mistero di scoprire un oltre a noi ancora in parte sconosciuto, di cui possiamo afferrare soltanto qualche raggio di colore, a volte opaco, a volte lucente.
Ridurre e depravare un’immagine
Guardare un volto scolpito L’uomo, non scordiamolo, è stato creato a “immagine somiglianza di Dio” (Genesi 1,26). Questa immagine non è תְּמוּנָה (temunah), bensì צֶלֶם (tsèlem), ossia qualcosa di concreto e tangibile e che proviene da Dio e non dalle mani dell’uomo.
Ed è questa “divina immagine” che spesso viene deturpata da tante “temunot”, ossia da tante immaginazioni meramente umane e spesso, veramente infime. Si pensi alla pornografia, che tanto devasta la mente di giovani e meno giovani e che è una vera e propria schiavitù.
L’uomo e la donna sono la più grande e verosimile immagine di Dio sulla terra, un’immagine che va preservata, ma non deturpata né tanto meno adorata nelle espressioni perfette e sinuose di corpi nudi e venduti.
In tal senso, non è idolatra solo che fa queste foto o produce questi video, ma anche chi li guarda e ne trae segreti piaceri. Non si tratta di un precetto morale, ma di “droghe” a buon mercato che impediscono la ricerca dell’Invisibile.
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