Il libro del Deuteronomio, pur trovandosi alla fine del Pentateuco, riveste tuttavia una importanza centrale nella formazione del Pentateuco. Sostanzialmente il Deuteronomio invita il lettore a ricordare (in Ebr. zakàr זָכַר) e ad ascoltare (in Ebr. shamà שָׁמַע) i comandi dati da Dio a Mosè per tradurli poi concretamente nella vita quotidiana. Cominciamo dal secondo.
Dt 6,4-5 è il testo più significativo per capire il motivo per cui Israele deve ascoltare. In esso si legge:
Ascolta Israele! Il Signore (ossia JHWH – Adonai) è nostro Dio, il Signore è uno; tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua vita e con tutta la tua forza.
Ascoltare e ricordare
Qui non si tratta di una legge come le tante altre dell’Oriente antico. L’ingiunzione ad ascoltare è conseguenza dell’unicità di JHWH, come amore che corrisponde ad amore. Se JHWH è l’unico Dio per Israele, la totalità della vita di Israele deve appartenergli.
L’israelita, inoltre, deve ricordare perché deve fare memoria del passato serve a fondare il comandamento. Si tratta di una memoria teologica del passato, perché le gesta di Dio per Israele sono da tramandare e ricordare per fondare l’agire di oggi.
Questi due verbi, che compendiano il linguaggio del Deuteronomio, non si riferiscono solo ad alcuni aspetti della vita di Israele. La legge, così come esposta nel Deuteronomio, pone in essere quell’entità storico-teologica che chiamiamo “Israele”. Ciò avviene dopo l’esilio, in Giudea, al tempo della ricostruzione del Secondo Tempio, intorno al 515 a.C.
La ricerca di una identità
Non che ciò che accadde prima di quel tempo non sia storicamente rilevante per la coscienza d’Israele. Tuttavia, la rilettura del passato avvenuta nel periodo post-esilico e culminata con la pubblicazione del “Libro della legge” (in Ebr. sefer-hattorà) è fondamentale per la nascita dell’entità chiamata Giudaismo, ossia il vero Israele.
Questo fenomeno è chiamato dagli studiosi: deuteronomismo.
Questo profondo movimento di riforma fu ancorato al passato, ad un punto iniziale da cui prese avvio la rilettura del passato. Questo momento iniziale è la cosiddetta “riforma di Giosia” (cfr. 2 Re 22-23 e 2 Cr 34).
Gli studiosi oggi sono abbastanza concordi nel ritenere che la “riforma di Giosia”, aldilà della sua verosimiglianza storica, sia piuttosto un mito fondatore, ossia un punto di riferimento che i giudei vissuti dopo l’esilio in Babilonia e rientrati in Giudea hanno trovato per giustificare le novità strutturali introdotte dopo la ricostruzione:
- la centralizzazione del culto a Gerusalemme e la costruzione del Tempio
- il culto con la Pasqua
- il calendario con lo shabbat settimanale
- il nuovo assetto costituzionale
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