[Oggi le posizioni di John Bright che sto riportando in questa serie di articoli sono ampiamente criticate, ma ciò non significa che non mantengano un loro valore e comunque servano da stimolo per non lasciarsi prendere troppo da un certo nichilismo che domina su molti esegeti]
Quando i racconti sono esaminati alla luce delle testimonianze, la prima cosa da dire, già anticipata, è che le storie dei patriarchi si adattano perfettamente all’ambiente del secondo millennio. Le prove sono così imponenti e coerenti che non è possibile presentarle tutte.
Per esempio, i nomi presenti nei racconti patriarcali si adattano molto bene ad una classe nota per essere stata di uso comne sia in Babilonia che in Palestina nel secondo millennio, segnatamente presso il segmento amorreo della popolazione; a partire dal nome degli stessi patriarchi.
“Giacobbe” ricorre in un testo del XVIII secolo da Chagar-bazar nell’Alta Mesopotamia (Ya’qub-el) ed era il nome di un capo Hyksos (Ya’qub-‘al). Il nome “Abramo” è noto nei testi babilonesi della Prima Dinastia. Sebbene il nome “Isacco” non sia attestato e forse neanche quello di “Giuseppe”, entrambi sono caratteristici del periodo antico.
“Nacor” ricorre nei testi di Mari ed è il nome di una città (Nakhur) che si trova nelle vicinanze di Carran (come in Genesi 24,10). In testi assiri più recenti sono presenti “Til-turakhi” (Terach) e “Serugi” (Serug). Tra i nomi dei figli di Giacobbe, “Beniamino” compare nei testi di Mari come una vasta confederazione di tribù.
Il nome “Zabulon” si trova nel testi di esecrazione, mentre nomi costruiti sulle stessi radici come quelli di Gad e Dan sono attestati a Mari. “Ismaele” e forse “Levi” ricorrono a Mari, mentre nomi simili ad “Aser” e “Issacar” sono presenti in una lista egizia del XVIII secolo.
A ciò vanno aggiunti i testi di Ebla, dove si ritrovano numerosi nomi che si sono noti attraverso la Bibbia: Abramo, Eber (cfr. Genesi 10,21 ss.; 11,14 ss.), Ismaele, Esaù, Saul, Davide e Israele, come pure altri.
Ad essere sinceri probabilmente in nessuno di questi casi è contenuta una menzione dei patriarchi biblici veri e propri. Tuttavia la profusione di tali nomi in testi contemporanei mostra chiaramente che l’Alta Mesopotamia e la Siria del Nord erano composti da popolazioni affini agli antenati di Israele durante l’età del Bronzo Medio e nei secoli precedenti.
Ciò, inoltre, garantisce l’antichità della tradizione e conferisce verosimiglianza all’affermazione della Bibbia per cui gli antenati d’Israele erano emigrati proprio da questa area.
(Tratto da John Bright, A history of Israel, 1980, pp. 77-78)