Oggi inizio a proporvi a traduzione di una delle più famose Storie d’Israele che siano state mai scritte, quella di John Bright (a History of Israel) pubblicata per la prima vota nel 1960.
L’importanza dell’archeologia
È importante, perché, a differenza di tante atre, dà il giusto risalto allo sfondo storico della Bibbia, valorizzandolo per quello che veramente esso è, alla luce degli scavi archeologici di cui l’autore, ai suoi tempi, era a conoscenza. Ben pochi oggi continuano quest’opera, fidandosi piuttosto delle ipotesi fatte a tavolino sulla datazione del Pentateuco.
Credo, invece, che si opportuno far conoscere al pubblico italiano opere come queste, che offrono invece dei dati più sicuri per considerare i personaggi de Pentateuco non semplici figure letterarie, ma personaggi realmente esistiti.
Con ciò non si vuol certamente dire che le ipotesi sulla formazione de Pentateuco siano da rigettare, anzi. Esse ci permettono di restituire molti testi allo sfondo storico in cui sono stati scritti. Tuttavia è altresì importante non negare, di principio, che i personaggi di cui parlano non siano mai esistiti. Buona lettura.
Le fonti a disposizione
Il problema insito alla descrizione delle origini di Israele, riguarda la natura delle fonti a nostra disposizione.
Poiché, almeno secondo la tradizione, i racconti sui patriarchi sono stati scritti da Mosè (che visse secoli dopo i patriarchi), non è possibile in alcun modo ipotizzare che essi siano resoconti storici contemporanei ai fatti.
Tuttavia, fu solo con il trionfo delle teorie esegetiche nell’ultima parte del diciannovesimo secolo e con l’applicazione dei metodi della storiografia moderna alla Bibbia, che la questione fu sollevata per la prima volta.
Le ipotesi degli studiosi
Fu allora elaborata un’ipotesi, che gradualmente guadagnò il consenso degli studiosi, per cui l’Esateuco [ossia il Pentateuco più il libro di Giosuè N.d.R.] risultava composto di quattro documenti (chiamati J,E,D,P) principali (più altri di minore rilevanza), il più antico dei quali (J) fu datato al IX secolo a.C., mentre il più recente (P) fu datato a dopo l’esilio.
Questa ipotesi [detta “documentaria” ed oggi profondamente rielaborata N.d.R.] portò gli studiosi a guardare con scetticismo alle antiche tradizioni d’Israele.
Poiché nessuna di esse era ritenuta neppure lontanamente contemporanea agli eventi descritti. Siccome poi i pregiudizi impedivano il ricorso alla dottrina della Sacra Scrittura come una garanzia di accuratezza storica, maturò una valutazione estremamente negativa.
Sebbene si concedesse che le tradizioni potessero contenere reminiscenze storiche, nessuno poteva dire con certezza quali esse fossero.
La svalutazione delle narrazioni patriarcali
Riguardo ai racconti sui patriarchi, sebbene essi fossero apprezzati per la luce che gettavano sulle credenze ed usanze del periodo storico in cui i vari documenti furono scritti, il loro valore come fonte di informazione sulla preistoria di Israele fu progressivamente considerato minimo se non nullo.
Abramo, Isacco e Giacobbe venivano compresi come antenati eponimi di clans, o perfino come figure mitiche e spesso si negava perfino che fossero esistiti. La religione dei patriarchi, così come viene descritta nella Genesi, fu considerata come una una retro-proiezione di credenze posteriori.
In linea con le teorie evoluzioniste all’epoca in circolazione, la vera religione degli antenati nomadi di Israele veniva descritta come una sorta di animismo o polidemonismo. Fino ad oggi gli storiografi d’Israele sono tendenzialmente negativi riguardo alle tradizioni bibliche, con una conseguente riluttanza a confidare su di esse come fonte di informazione storica.
Occorre però dire che quando l’ipotesi documentaria fu formulata, ben poche erano le informazioni di prima mano sull’Oriente Antico.
Col tempo, però, la situazione andò radicalmente cambiando, poiché decine e decine di siti archeologici furono scavati e mentre i resti materiali ed epigrafici venivano alla luce ed analizzati, l’era patriarcale era sempre meno avvolta nelle nebbie del passato. Continua …
(Liberamente tratto da John Bright, A History of Israel, SCM Press London 1980, pp. 67-69)
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