La quarta e la quinta parola della Bibbia ebraica – אֵ֥ת הַשָּׁמַ֖יִם וְאֵ֥ת הָאָֽרֶץ et hashamayìm we’et ha’àrets (Genesi 1,1) – vengono generalmente tradotte nelle nostre bibbie con le seguenti parole: il cielo e la terra.
Cielo e terra: il tutto?
Mentre per noi sono due termini distinti con due significati ben precisi, per gli ebrei “cielo e terra” costituivano invece un’unica frase con cui si voleva dire “cosa” Dio creò, qualcosa di ben più grande del cielo e della terra come noi oggi comunemente li intendiamo.
Con questa frase l’autore del primo capitolo della Genesi voleva anzitutto comunicarci il messaggio fondamentale e perenne del racconto della creazione: che Dio, cioè, creò tutte le cose!
La lingua ebraica, infatti, non ha una parola per esprimere la totalità. Gli ebrei allora menzionavano gli “estremi” dell’insieme di cui volevano parlare; in questo caso, il “cielo” e la “terra” indicavano gli estremi del “tutto”. Sì ma cosa comprende questo “tutto”? È identificabile con quello che oggi noi chiamiamo “universo”?
Una soluzione alternativa
Poco più avanti, all’inizio del secondo capitolo, l’espressione il cielo e la terra viene ripresa e spiegata: così furono portati a compimento il cielo, la terra e le loro schiere (cfr. Genesi cap. 2, vers. 1). Cosa sono le schiere? In ebraico, “schiere” è צְבָא tseba’ e significa “schiere celesti, degli angeli” ed anche “eserciti”, tuttavia il primo significato è preponderante.
Perciò “cielo” non era per gli ebrei solo la “volta celeste”, ma anche la “la residenza di Dio e dei suoi angeli” (cfr. per es. Salmo 101, vers. 20). Così quando all’inizio si dice che Dio creò “tutte le cose” il riferimento, probabilmente, non era solo ciò che si vede, ma anche ciò che non si vede, gli angeli per esempio, a quel tempo reali come qualsiasi altra cosa esistente che si poteva vedere e toccare.
Per noi, oggi, è difficile credere che ciò che è invisibile sia reale come le cose visibili e molti, da sempre, portano la classica prova dell’amore che, pur essendo invisibile, tuttavia nessuno può negare di sentirlo, quando per esempio ci si innamora di una donna o di un uomo.
Forse per questo motivo, gli autori del nuovo testamento (cfr. Giovanni cap. 4, vers. 8) hanno assimilato la natura di Dio invisibile all’amore, l’unica cosa che l’uomo moderno, pur non vedendola, tuttavia non è ancora riuscito a dimostrare che non esiste!